Pubblicato il: 03/02/2023 alle 10:15
(Di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Colpevole di avere spillato soldi a una donna. D’altronde le sue responsabilità in un secondo tempo le aveva pure ammesse confessando di «avere messo su un teatrino per difficoltà economiche» . Da qui l’affermazione di colpevolezza per un presunto estorsore. Che, nel concreto, s’è tradotta per il quarantaduenne Alessandro Gallina (assistito dall’avvocato Alfredo Danesi) in una condanna per estorsione aggravata piovuta sul suo capo a 5 anni di reclusione, mille euro di multa, pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare, oltre all’interdizione da tutti gli uffici per l’intera durata della pena.
Ma non è tutto. Già perché il tribunale presieduto da Francesco D’Arrigo (completano il Collegio i giudici Giuseppina Chianetta e Lorena Santacroce) lo ha pure condannato al pagamento di un risarcimento dei danni in favore di una settantenne, pure lei nissena (assistita dall’avvocatessa Maria Lo Giudice di Canicattì), badante di un anziano professionista che sarebbe stata soggiogata dell’imputato, che si è costituita parte civile. L’entità dell’indennizzo sarà poi stabilita in un successivo giudizio civile. Mentre è immediatamente esecutivo il pagamento di una provvisionale di 20 mila euro, sempre in favore della parte civile. Questo quanto ha sentenziato il Collegio giudicante che motiverà il pronunciamento nell’arco dei prossimi novanta giorni.
E per l’imputato, il pubblico ministero Massimo Trifirò, al termine della sua requisitoria, aveva ha chiesto la condanna a quattro anni e otto mesi carcere e il pagamento di una multa di 3.400 euro. Questo l’epilogo processuale, in primo grado, per un quarantaduenne accusato di avere scucito soldi a una donna per evitare che venisse diffuso un filmato che l’avrebbe immortalata in atteggiamenti osè con un professionista per il quale aveva lavorato come governante. Per questa vicenda nel dicembre di due anni fa l’estorsore è stato arrestato dai carabinieri che lo hanno preso con le mani nel sacco. Sì, perché è finito in trappola nel momento in cui ha ricevuto dalla donna 4 mila euro in banconote che in precedenza erano state fotocopiate dagli stessi militari, così da fugare ogni dubbio che i numeri di serie fossero esattamente gli stessi.
Secondo il teorema accusatorio si sarebbe proposto come intermediario chiedendole dei soldi perché un suo conoscente hacker, avrebbe potuto aiutarla a evitare che venissero divulgati fantomatici filmati a sfondo sessuale, che avrebbero riguardato lei e un professionista di cui per anni era stata badante. Video che non sarebbero mai esistiti. E quel pirata informatico, in cambio di soldi, avrebbe potuto cancellare dal pc del figlio di una compagna dello stesso anziano professionista – indicandolo come il possessore – quegli ipotetici filmati compromettenti. E nel tempo, inoltre un anno e mezzo, le avrebbe estorto qualcosa come 58 mila euro.