Pubblicato il: 12/03/2020 alle 14:07
Ha cominciato a stare male il 4 marzo il primo paziente deceduto a causa del coronavirus ieri pomeriggio al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. A raccontare quanto accaduto, in esclusiva a Seguo News, la moglie dell’uomo che in queste ore, insieme alla figlia, sta vivendo oltre al dramma della perdita, anche la paura e la preoccupazione di un eventuale contagio. Sempre in queste ore stanno circolando voci sul biologo deceduto, compresa una festa di pensionamento cui avrebbe preso parte, cosa che la donna smentisce categoricamente. L’uomo infatti era in casa già dal 4 marzo, giorno in cui, avendo accusato i primi sintomi ha preferito rimanere a casa. Da lì per tutto il tempo della malattia non è mai uscito. “Mercoledì mio marito ha cominciato ad avere febbre e dolori diffusi – racconta la donna – e ha pensato di essersi preso un’influenza anche perché era stato in campagna a fare dei lavori e aveva preso freddo. Il 5 marzo ha contattato il medico di famiglia che ha prescritto al telefono un antibiotico e del cortisone. Ma mio marito non ha avuto alcun miglioramento, anzi, nonostante la terapia, i sintomi andavano verso un peggioramento. Lunedì, munito dei dispositivi di sicurezza, è venuto in casa un medico della guardia medica che ha prescritto la terapia con il rocefin. Il giorno dopo, non vedendo alcun miglioramento, io stessa ho telefonato al medico di famiglia riferendo che mio marito adesso aveva anche il fiato corto. Il medico di famiglia ci ha detto di aspettare che la terapia facesse effetto. Quando il giorno dopo abbiamo telefonato al 118 ci ha risposto una signora molto competente e professionale che ha consigliato il ricovero a mio marito, visto quanto stavamo riferendo. Lì è stato l’errore di mio marito. Purtroppo. Ha preferito affidarsi a quanto aveva detto il medico di famiglia e ha rifiutato il ricovero pensando che nel frattempo il rocefin potesse veramente fare effetto. Il giorno dopo le cose sono precipitate e abbiamo chiamato il 118. Poi il trasferimento in pronto soccorso e infine quello che tutti noi sappiamo. Quanto a mia figlia volevo fare una precisazione. I miei due figli abitano entrambi a Firenze (e non a Pavia come molti stanno dicendo sui social). Mio figlio è rimasto lì mentre mia figlia è arrivata a casa giorno 10, e si è autodenunciata, quando già il padre aveva contratto il virus. Mio marito prima di contrarre il virus si è spostato come tutti”.