Pubblicato il: 18/03/2024 alle 21:05
Cinque medici sono indagati per la morte di Lino Lacagnina, il giornalista nisseno de “La Sicilia” deceduto all'età di 74 anni all'ospedale Sant'Elia, subito dopo essere stato sottoposto a un intervento di chirurgia vascolare. Il sostituto procuratore Simona Russo ha emesso l'avviso di conclusione delle indagini preliminari per tre chirurghi vascolari e un radiologo interventista dell'ospedale Sant'Elia e un chirurgo vascolare di Udine che era presente al momento dell'intervento. A presentare denuncia erano state la moglie e le sorelle del giornalista assistite dagli avvocati Vincenzo Toscano e Aldo Bellomo.
I cinque medici sono indagati per omicidio colposo, aggravato dal non avere seguito le linee guida. Secondo la tesi della Procura di Caltanissetta i chirurghi vascolari avrebbero operato in violazione delle linee guida SICVE del 2022 “cagionando la morte di Lino Lacagnina verificatasi a seguito di trattamento endovascolare di aneurisma toraco-addominale senza menzione di rottura”. In pratica, il giornalista si era sottoposto a un intervento in elezione e non in urgenza e per eseguirlo, sempre secondo la tesi della Procura, sarebbero stati necessari degli esami che non sarebbero stati eseguiti.
L'intervento, scrive la procura, “è stato effettuato sulla base del referto della Tac toraco-addominale eseguita il 5 ottobre del 2022”, ovvero 4 mesi prima del decesso, avvenuto il 24 febbraio 2023, “nel quale è stato erroneamente indicato che l'aneurisma toraco-addominale aveva dimensioni sovrapponibili a quelle di esami pregressi, tuttavia superiori a 55 mm di diametro, senza effettuare invece entro un mese precedente l'intervento l'intera valutazione multidsciplinare in regime ambulatoriale, e dunque una nuova tac toraco-addominale con contrasto, un esame cardiologico di II livello, la valutazione neurologica e quella polmonare. Conseguentemente il Lacagnina è stato sottoposto a trattamento endovascolare in elezione in assenza dei presupposti di cui alle linee guida”.
Inoltre a tre chirurghi vascolari viene contestato anche il reato di falsità materiale in atti pubblici. Secondo la Procura infatti avrebbero omesso di scrivere nel registro operatorio la presenza in sala del professore di Udine intervenuto come tutor. I cinque medici sono assistiti dagli avvocati William Giacalone, Sergio Iacona, Giacomo Butera e Rosaria Sammartino.