Pubblicato il: 11/06/2017 alle 14:12
L'ombra della colpevolezza non è spazzata via. Si è diradata appena un po' ma solo in relazione all'entità della pena. Perché per la giustizia era, e rimane, "un marito violento". Così, adesso, lo ha riconosciuto anche il nuovo passaggio in aula al termine del processo d'appello. E' uno sconto di pena quello che, alla fine, ha raccontato un operaio dal passato a dir poco turbolento con la giustizia. Così per il cinquantasettenne Calogero Troisi (assistito dall'avvocato Davide Schillaci) che adesso ha rimediato 2 anni e 8 mesi a fronte dei 4 anni avuti in primo grado. La riduzione sarebbe stata legata alla continuazione tra i reati. E lui è stato chiamato a risponddere di maltrattamenti e rifiuto di fornire le proprie generalità. Questo il verdetto emesso dalla corte d'Appello presieduta da Andreina Occhipinti (consiglieri Aldo De Neegri e Marco Sabella), mentre l'accusa, rappresentata dal sostiuto pg Carlo Lenzi ha chiesto la riduzione della pena. E così è stato. L'operaio per questa vicenda era stato pure arrestato e a tutt'oggi è in carcere. Non sarebbero stati chiesti i domiciliari perché non accetterebbe altra destinazione diversa da casa sua. E' nel maggio dello scorso anno che è scattato il provvedimento restrittivo a suo carico. Ed è finito in manette in flagranza di reato. Perché nel momento in cui i poliziotti sono intervenuti in soccorso alla moglie lui si sarebbe scagliato anche contro di loro. Era il pomeriggio del 24 maggio dello scorso anno, quando è arrivata una chiamata alla sala operativa della questura. Con quella telefonata erano state segnalate urla provenienti da un condominio di via Gramsci. Subito una pattuglia è arrivata in zona e ha udito le grida di un uomo arrivare da un'abitazione al primo piano. I poliziotti sono saliti su per le scale e giunti sul pianerottolo si è fatta incontro una donna in fortissimo stato di agitazione. Immediatamente ha raccontato agli agenti che era stata aggredita a suon di calci e pugni dal marito. L'arrivo dei poliziotti non ha calmato l'uomo. Anzi, uscendo dalla camera da letto avrebbe continuato a minacciare la moglie "rea" a suo giudizio di aver avvertito le forze dell'ordine. E per questo "le avrebbe fatto fare una brutta fine", l'avrebbe minacciata davanti agli agenti. Ma non è finita qui. Perché a quel punto si sarebbe scagliato contro la pattuglia intervenuta, prima rifiutandosi di fornire le generalità personali e poi minacciando e insultando gli stessi agenti. E mentre la donna è stata accompagnata in ospedale per essere medicata, lui è stato condotto in questura. Da lì a poco è scattato il provvedimento restrittivo, che è andato ad appesantire la striscia di precedenti giudiziari dell'operaio già gravato da grane per maltrattamenti in famiglia, violenza carnale, rapina, lesioni personali, porto abusivo e detenzione di armi, minacce, oltraggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. La vicenda adesso probabilmente vivrà una terza parentesi davanti ai giudici della Cassazione. (Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia)