"A meno di una settimana dalla mia richiesta di aiuto, a fronte del silenzio delle istituzioni, ho dovuto subire non solo un’aggressione in strada, ma in violazione dell’ordinanza del giudice mi è stato sottratto mio figlio
A nulla è servito l’intervento delle forze dell’ordine che mi hanno invitato 'a chiudere un occhio'. Sconvolta per la risposta ho avuto un malore ed è intervenuta anche l’ambulanza del 118." Questo lo sfogo amaro di una donna di 38 anni di origini ennesi, residente a Caltanissetta che, affetta da un tumore, è stata picchiata e maltrattata ripetutamente, anche durante la chemioterapia. Ha denunciato il marito ormai un anno e mezzo fa senza ottenere alcun provvedimento dalla magistratura e a nulla è servito l'appello di pochi giorni fa sul nostro giornale. "Vivo nel terrore – dice tra le lacrime – mio marito ha ancora le chiavi del portone d'ingresso del palazzo. Per questo non esco mai di sera a buttare la spazzatura. Voglio rinnovare il mio appello alle forze dell'ordine e alla procura: aiutatemi".
Della trentottenne, assistita dall'avvocato Eleanna Parasiliti, avevamo già scritto qualche giorno fa. Il suo incubo è durato 19 anni, fino a quando ha deciso di denunciare l'ex marito per i continui maltrattamenti subiti. Ma dopo l'articolo, non solo nessuno si è mosso, ma la donna avrebbe subito l'ennesimo atto di arroganza da parte dell'ex, un 41enne nisseno. La donna ha anche avuto un tumore e, nonostante la malattia, non ha mai avuto il minimo supporto dal marito che, anche durante quel periodo difficile, ha continuato a maltrattarla, sottraendole il denaro che lei aveva guadagnato lavorando, e arrivando addirittura a picchiarla durante la chemioterapia.
“Sei grassa”, “sei pazza”, “sei inutile”, erano solo alcune delle frasi che la trentottenne si sentiva rivolgere costantemente. In breve tempo non ha più accettato il suo corpo e ha cominciato a privarsi del cibo diventando anoressica: oggi pesa solo 40 chili. Le due gravidanze e la nascita dei suoi due figli non sono stati momenti felici così come gli anni dell’infanzia. E le botte erano all’ordine del giorno per lei e anche per i figli. Ma la donna non ha mai trovato il coraggio di denunciare. All’ospedale era finita più volte ma aveva sempre inventato una scusa su ciò che le era accaduto. E spesso era proprio lui durante il tragitto a dirle cosa avrebbe dovuto inventare. Poi la diagnosi di tumore che lui ha sempre sminuito continuando a maltrattarla anche durante le cure e tra un controllo e l’altro. In questo difficile percorso la donna si è anche fatta seguire da diversi psicologi e nel tempo ha cominciato a capire che lei non meritava tutto quel dolore.
E proprio adesso che la trentottenne ha deciso di dire basta a tutto questo, sporgendo diverse denunce, ancora nulla si è mosso e l’uomo starebbe continuando a porre in essere tutta una serie di comportamenti che non fanno che peggiorare lo stato fisico e psicologico della vittima. Le denunce ci sono state e la polizia è intervenuta anche a casa dei due trovando Silvia e il figlio ancora con i lividi evidenti per le botte subite. Ma senza un provvedimento della Procura la protagonista di questa storia teme che le cose possano solo peggiorare vivendo costantemente con la paura.