(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) È per aver ferito la moglie a colpi d’ascia che andrà alla sbarra. Per quella sorta di raptus di un istante che ha trasformato un pacato insegnante in pensione in un violento aggressore. Un colpo di testa che, sotto il profilo processuale, rischia di pagare a caro prezzo. Si, perché è di tentato omicidio, peraltro aggravato,che dovrà rispondere il settantacinquenne di Serradifalco, Antonino Licalsi (assistito dall’avvocatessa Maria Giambra), docente di musica a riposo che, ha poi spiegato di avere agito in un momento di sconforto. Per questa vicenda, poco meno di otto mesi fa, è stato arrestato dai carabinieri.
Per lui è stato chiesto dalla procura il giudizio con rito immediato ma poi la difesa ha optato per l’abbreviato condizionato. Questa, alla fine, la formula con cui sarà processato dal gip David Salvucci. Nei suoi confronti, la moglie sessantasettenne (assistita dall’avvocato Nuccio Sollami) sarà nella veste di parte civile. E dal suo legale, tra le righe della dichiarazione di costituzione, è stata chiesto il riconoscimento della colpevolezza per tentato omicidio premeditato aggravato e il risarcimento dei danni.
È a metà marzo scorso, che la burrascosa storia s’è consumata trasformando una mattina iniziata come tante altre, in un potenziale femminicidio sfiorato. Sì perché durante una discussione tra loro – secondo la ricostruzione dei militari – sarebbe scattata la molla. Già perché il pensionato, improvvisamente, con la mente ormai appannata e offuscata dall’ira, avrebbe tirato fuori un’accetta scagliandosi contro la moglie. Come una furia, brandendo quell’arma, avrebbe cominciato a sferrare colpi, con lei che disperatamente ha cercato di difendersi.
Più di un’accettata avrebbe centrato il bersaglio durante quella brutale aggressione. Ma per buona sorte in parti non vitali. E la donna, in qualche modo, sarebbe riuscita a scappare da quell’appartamento ed a sottrarsi ad altri colpi che avrebbero potuto fare finire questa storia nel sangue. Lei, in quei frangenti, è stata subito trasferita in ambulanza all’ospedale «Sant’Elia», in condizioni delicate ma non gravi. È rimasta ferita al torace, alle spalle e anche alle mani nel disperato tentativo di difendersi, ma alla fine è riuscita a cavarsela. Per il marito, conosciuto in paese come una persona mite, è scattato l’arresto. Prima ai domiciliari, poi in carcere.