Pubblicato il: 02/08/2018 alle 12:23
Le misure cautelari rimangono quelle stabilite dal gip: arresti domiciliari per l’ex capo dell’Ufficio tecnico comunale di San Cataldo Paolo Iannello e l’obbligo di presentarsi ai carabinieri due volte a settimana per il figlio Davide Francesco Iannello. Questo hanno deciso i giudici del Tribunale del riesame di Caltanissetta nel rivedere gli atti dell’inchiesta “Pandora”, con cui i carabinieri hanno fatto luce sui presunti contatti tra mafia e pubblica amministrazione e sulle sospette irregolarità nella gestione degli appalti a San Cataldo. I giudici hanno però respinto l’appello della Procura nissena con cui la pm Elena Caruso ha chiesto che a Iannello fosse riconosciuta l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Decisione in linea con quella presa pochi giorni fa nei confronti dell’imprenditore sancataldese Liborio Lipari, visto che anche a quest’ultimo non è stata riconosciuta l’accusa di mafia. Sempre sulla posizione di Paolo Iannello i giudici hanno deciso di derubricare le accuse di corruzione e turbativa d’asta – per le presunte irregolarità nell’affidamento della gestione del servizio di raccolta rifiuti all’azienda di Lipari – in quella di istigazione alla corruzione. Derubricazione che vale anche per Davide Iannello, accusato a sua volta per questi fatti, mentre per entrambi sono state confermate le accuse di corruzione sulle sospette raccomandazioni per far si che la nuora di Paolo Iannello ottenesse un posto di lavoro e che lo stesso Davide Iannello ottenesse alcuni incarichi. Gli avvocati difensori Michele Micalizzi, Antonio Impellizzeri e Francesco Augello avevano chiesto la revoca delle misure cautelari tramite l’annullamento dell’ordinanza e che l’appello della Procura sulle accuse di mafia fosse respinto. (Vincenzo Pane, La Sicilia)