Pubblicato il: 11/09/2014 alle 15:10
Sgominata la centrale in Sicilia della ‘raccolta e smaltimento' di rame rubato ed eseguito un maxi sequestro di ‘oro rosso'. Èil bilancio dell'operazione coordinata dalla Procura di Messina che ha portato i carabinieri di Caltanissetta a eseguire 4 ordinanze di custodia in carcere e proceduto al sequestro preventivo di due aziende e di 28,6 tonnellate di rame. Èla più grossa quantità di ‘oro rosso' sequestrata in una sola occasione sino ad ora in Italia.
L'indagine dei carabinieri di Caltanissetta ha portato alla scoperta di una organizzazione che, attraverso due società messinesi, organizzava la raccolta del rame rubato in tutta la Sicilia, ne gestiva il deposito e ne curava poi il trasferimento a bordo di autocarri presso una fonderia del nord Italia affinché fosse poi successivamente avviato al circuito industriale.
I quattro indagati, titolari di aziende nel settore di metallo e rottami, sono accusati dal procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita e dai sostituti Roberta La Speme e Antonio Carchietti, del gruppo criminalità economica, di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio per avere gestito a monte e a valle la filiera dell'organizzazione finalizzata ai furti e poi al successivo reimpiego del prezioso materiale.
Èstato inoltre disposto il sequestro delle aziende “Messina metalli” la cui attività è consistita nella raccolta, nello stoccaggio e nel successivo trasferimento del pregiato materiale che “costituisce un terminale per i ladri di rame costantemente in azione con le conseguenze anche per la collettività oltre che in termini di sicurezza pubblica” e inoltre “alimenta un sempre più fiorente mercato nero di tali componenti metalliche, favorito anche dalla facilità con la quale detti materiali vengono riciclati”.
Èarrivato a quasi a 40 tonnellate il peso del rame sequestrato da carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta che, coordinati dalla Procura di Messina in collegamento con quella Nissena, ritengono di avere individuato un mercato parallelo di vendita illegale. L'area di raccolta, secondo quanto riferito in sede di conferenza stampa da militari dell'Arma e dal procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, titolare dell'inchiesta, sarebbe stata concentrata in Sicilia su due ditte La Fratelli Di Blasi Ecofreme e la Metal Rottami.
La prima, sostiene l'accusa, fungeva da raccoglitore, la seconda provvedeva a trasferire il metallo in diverse aeree del nord Italia. Una tesi, questa, accolta dal Gip di Messina che ha disposto il sequestro preventivo delle società e emesso provvedimenti di custodia cautelare in carcere per i fratelli Alberto, Antonio e Luciano Di Blasi, dell'omonima ditta, e per Lucia Spadaro, a capo della Metal Rottami di Venico Marina. Era da quest'ultima sede, secondo la ricostruzione dell'accusa, che una ditta di trasporti portava il rame in nord Italia e in particolare alla Ecoacciai di Pontedera. Società quest'ultima estranea all'inchiesta, nella cui sede la Procura di Messina ha disposto una perquisizione per acquisire documenti.
Nell'ambito delle indagini, il 27 agosto, i carabinieri di Caltanissetta, in collaborazione con quelli di Messina e Pisa, hanno ‘seguitò un Tir che trasportava 30.000 chili di rame, per un valore stimato dagli investigatori in 200 mila euro che è stato consegnato alla ditta toscana. La maggior parte del rame sequestrato, secondo quanto emerso dall'inchiesta, sarebbe stato principalmente rubato all'Enel, e l'azienda ha stimato, per questo tipo di furto, di avere subito nel 2013 un danno complessivo di 20 milioni di euro.
Stamattina, durante la notifica dei provvedimenti in una delle due aziende sequestrate, è stato rivelato in sede di conferenza stampa, è arrivata un'auto con a bordo tre romeni e 300 chilogrammi di rame rubati. Uno degli stranieri è stato arrestato dai carabinieri, gli altri due sono ricercati.