Pubblicato il: 30/07/2019 alle 09:58
Colpevole, ora come allora, per avere sferrato una coltellata alle spalle al suo ex compagno. Nulla è mutato nel secondo passaggio in aula: né la tipologia di verdetto, né la pena che gli è stata inflitta. Tutto esattamente com’era.
Per una vicenda giudiziaria che inizialmente – un paio di anni fa – l’ha pure trascinata in carcere con la pesante accusa di tentato omicidio. Capo d’imputazione che, successivamente, è stato rimodulato perché il giudice di primo grado – il gup David Salvucci che l’ha giudicata con il rito abbreviato – avrebbe sostanzialmente ritenuto che l’ipotesi di tentato omicidio sarebbe stata assorbita, così da condannarla per lesioni aggravate e porto di armi.
Per queste accuse è stata condannata in appello la venticinquenne Maria Guarnieri (assistita dalle avvocatesse Maria Francesca Assennato ed Emanuela Lopiano), finita nei guai per il ferimento del suo ex compagno, C.M., trentanovenne, anch’egli nisseno.
Esattamente come nel primo processo, ora è stata confermata a suo carico la pena a 2 anni e 4 mesi. E in primo grado, partendo dall’imputazione di tentato omicidio, la procura ha chiesto per lei la condanna a otto anni e quattro mesi. Ma poi il pronunciamento del gup ha cambiato un po’ tutto. E adesso la corte d’Appello ha soltanto confermato la precedente sentenza lasciando il quadro immutato.
La burrascosa vicenda, che secondo l’accusa ha rischiato di trasformarsi in tragedia, s’è consumata nell’estate di due anni fa. Subito dopo ferragosto. Erano, più in dettaglio, le prime ore del pomeriggio del 17 agosto del 2017.
I due avevano avuto una relazione sentimentale ma a un certo punto non avrebbe più funzionato. Un po’ di tempo dopo lei, forse non ancora rassegnata, gli avrebbe chiesto un incontro. Giusto per chiarire quella situazione tra loro.
Si sono dati appuntamento in un vecchio casolare abbandonato alle porte della città, in contrada Cammarella. È lì, in quel caldo e assolato pomeriggio di mezz’agosto, che i due si sono rivisti. Ma la loro discussione si sarebbe fatta presto animata. I toni si sarebbero subito accesi.
Mentre lui gli voltava le spalle, lei avrebbe afferrato un coltello da cucina che aveva in borsa e gli avrebbe sferrato un fendente a una spalla. Ma quell’arma non s’è mai trovata.
Il trentanovenne, ancora sanguinante, è fuggito e s’è subito presentato in caserma dai carabinieri, la «Guccione» di viale Regina Margherita. Lì ha raccontato quanto sarebbe accaduto poco prima ed è stato poi accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Elia. E mentre veniva medicato, i carabinieri si sono messi in cerca della giovane.
Lei prima avrebbe tentato di sviare le accuse, poi avrebbe ammesso il ferimento. Ma ai magistrati ha ripetuto «di non avere intenzione di ucciderlo». Un moto di rabbia e nulla più. Un raptus nei confronti del suo ex fidanzato, da cui era divisa pure da quattordici anni d’età.
Due mesi dopo il ferimento, a carico della ragazza è stata emessa una ordinanza di custodia cautelare ed è finita al carcere Petrusa di Agrigento. Poi ha ottenuto gli arresti domiciliari ma con il braccialetto elettronico. E da tempo, su istanza della difesa, è tornata in libertà. (Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia)