Pubblicato il: 06/06/2020 alle 16:58
Sono emerse versioni contrastanti dai due principali indiziati per l'omicidio del 32enne Adnan Siddique, ossia Muhammad Shoaib, 27 anni e Alì Shujaat, 32 anni, coloro che poco dopo il delitto si sono rifugiati nell'abitazione di via Fornaia di un loro connazionale, e sono stati trovati dai carabinieri ancora con i vestiti sporchi di sangue. "Non sono stato io ad accoltellarlo – ha detto Muhammad Shoaib, interrogato dal gip Gigi Omar Modica – ero andato a casa sua con Alì Shujaat per parlargli delle denunce fatte nei nostri confronti da parte sua e dei suoi amici. Poi abbiamo cominciato a litigare e il coltello lo ha uscito Adnan, io mi sono solo difeso e sono stato ferito alla mano". Quel coltello però, ha detto Alì Shujaat, durante l'interrogatorio, Muhammad Shoahib se lo portava dietro. "Non so perché lo avesse portato con lui – ha detto Shujaat (difeso dagli avvocati Viviana Giugno e Manuela Micale) – io comunque quando siamo arrivati a casa di Adnan sono rimasto fuori, loro hanno chiuso la porta e sono rimasti dentro da soli per parlare. Quando poi Muhammad Shoaib è uscito siamo andati a casa di Muhammad Medi". Quest'ultimo, che aveva, ospitato i due in casa e anche ritardato l'intervento dei militari dell'Arma, è arrestato con l'accusa di favoreggiamento. "Non so nulla dell’omicidio – ha detto Muhammad Medi, 38 anni (difeso dall'avvocato Salvatore Baglio) – non ho visto nemmeno il coltello. Ho visto che avevano gli abiti sporchi di sangue quando sono arrivati a casa mia ma si sono giustificati dicendomi di aver partecipato a una lite". Il grosso coltello da cucina, di circa 30 centimetri, però è stato trovato proprio nella sua abitazione. Si dichiarano invece totalmente estranei ai fatti gli altri due pakistani arrestati dai carabinieri a Canicattì, Muhammed Bilal di 21 anni e Imrad Muhammad Cheema di 40 anni (difesi dagli avvocati Dario e Riccardo Miccichè del foro di Agrigento dove sono stati interrogati). Entrambi hanno sostenuto che si tratta di uno scambio di persona e non c'entrano nulla con l'omicidio. Imrad Muhammad Cheema ha affermato anche, mostrando dei suoi documenti, che quello non è il suo vero nome. In giornata è stata eseguita l'autopsia sul corpo di Adnan Siddique. Il giovane è stato ucciso nella sua abitazione di via San Cataldo la sera del 3 giugno con almeno quattro coltellate ma i risultati dell'esame autoptico potrebbero rivelare altri, agghiaccianti, particolari.