(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Sconto di pena in appello per un ultrasettantacinquenne che avrebbe abusato di moglie e figli oltre che maltrattarli. Una torbida storia che s’è consumata nel cuore dell’area del Vallone. Per lui, nel secondo passaggio in aula, la pena è scesa dai diciotto anni rimediati al termine del primo grado del giudizio, ai 14 anni che gli sono stati inflitti in appello. Il settantaseienne (difeso dagli avvocati Massimo Nemola e Luigi Termini) ora come allora è stato chiamato difendersi dalle accuse di violenza sessuale aggravata ai danni di moglie e due figli, oltre che di maltrattamenti in famiglia.
E, oltre ad essere stato riconosciuto colpevole delle imputazioni a lui contestate, già in primo grado è stato pure condannato al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, ossia la stessa ex moglie (assistita dall’avvocatessa Laura Alfano) e i due figlioletti della coppia (assistiti dall’avvocatessa Laura Attanasio). L’entità dell’indennizzo sarà poi stabilito in un procedimento civile. Le accuse a carico dell’anziano sono spalmate in un arco temporale che va dal 2015 fino al dicembre di quattro anni fa.
Non avrebbe avuto alcun riguardo né per la moglie , che avrebbe apostrofato pesantemente in mille modi, né per i figli. Tutti sarebbero divenuti “oggetto” dei suoi desideri sessuali. E la coniuge sarebbe stata pure segregata in casa, quando si sarebbe rifiutata di concedersi sessualmente. Minacciandola di morte, impaurendola che l’avrebbe «avvelenata e seppellita in campagna». In una circostanza, le avrebbe pure stretto una cinta al collo. E, poi, le attenzioni molto “particolari” sui figlioletti, un maschietto e una femminuccia, in tenera età.