Pubblicato il: 10/07/2020 alle 11:16
«Eccezionale ritrovamento di un capitello ionico di grandi dimensioni all’interno di un pozzo circolare nell’area urbana di Gela. Il capitello, realizzato in pietra arenaria, è stato rinvenuto in via Sabello durante i lavori di scavo per la posa di cavi elettrici condotto sotto la sorveglianza archeologica della soprintendenza dei Beni
culturali di Caltanissetta.» Breve estratto dalla pagina facebook dell’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Alberto Samonà (09.07.2020).
Dunque, entusiasti del peculiare ritrovamento l’assessore regionale Samonà, la soprintendente nissena Daniela Vullo e le archeologhe che hanno diretto e condotto l’operazione, Carla Guzzone e Marina Congiu.
Che dire? Forse si potrebbe dire “l’amore è cieco”. Insomma, secondo Leandro Jannì, presidente di Italia Nostra Sicilia e storico dell'arte, non si tratta di un “capitello greco” ma di un mediocre manufatto, risalente probabilmente al secolo scorso: il modulo e la plastica si discostano nettamente dai modelli greci (vedi foto allegata di un autentico capitello ionico custodito presso il Museo Archeologico di Gela). E inoltre, non si tratta di un capitello ma un semicapitello. Dunque, si è presa una cantonata? Molto probabilmente. E d’altronde, non è la prima volta che ciò accade. Vedi la recente vicenda del gruppo bronzeo della Biga di Morgantina o quella, meno recente, delle false teste di Modigliani.
Prof. Leandro Janni – Presidente di Italia Nostra Sicilia e storico
dell’arte