Pubblicato il: 30/11/2023 alle 17:30
Avrebbero sfruttato lavoratori italiani e stranieri sottopagandoli e facendoli lavorare in condizioni igienico-sanitarie pessime. Gli indagati a vario titolo per intermediazione illecita allo sfruttamento lavorativo, il cosiddetto caporalato, e impiego di manodopera in condizioni di sfruttamento sono Aldo Raimondi, 47 anni, di Delia, Diega Sillitti, 72 anni, di Delia, Andrei Ionut Popa, 35 anni, originario della Romania ma residente a Delia, Domenico Lauricella, 57 anni, di Ravanusa, Muhammad Imran Cheema, 43 anni, pakistano residente a Caltanissetta, Giuseppe Sortino, 44 anni, di Palma di Montechiaro, Felice Sortino, 48 anni, di Palma di Montechiaro, Maurizio La Magra, 43 anni di Delia, Calogero Drogo, 43 anni, di Delia, Tommaso Drogo, 67 anni di Delia, Sebastian Drogo, 32 anni, di Delia, Giovanni Avarello, 30 anni, di Sommatino, Giuseppe Avarello, 39 anni, di Sommatino, Giovanni Lombardo, 67 anni, di Caltanissetta, Marco Lombardo, 36 anni, di Caltanissetta e Alessio Lombardo, 34 anni di Caltanissetta. Sono difesi dagli avvocati Massimiliano Bellini, Marianna Carla Valenti, Giovanna Battaglia, Monia Giambarresi, Salvatore Patrì, Calogero Buscarino, Marianna Carla Valenti, Valentina Di Maio, Giovanni Di Giovanni. L’avviso di conclusione delle indagini, che sono state condotte da polizia e carabinieri, è stato emesso dal pm Chiara Benfante.
Gli operai avrebbero lavorato in fondi agricoli del Nisseno e dell’Agrigentino, anche per 8 ore di seguito, spesso senza pausa pranzo, per poi ricevere paghe misere. Il tutto approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori derivante dalle precarie condizioni socio-economiche in cui gli stessi versavano. Le attività di intercettazione delle conversazioni telefoniche degli indagati hanno consentito di appurare che gli intermediari intrattenevano frequenti contatti con gli imprenditori/proprietari terrieri per concordare il numero di lavoratori di cui necessitavano e il compenso da corrispondere loro. I caporali, poi, trattenevano una parte del salario – già evidentemente inferiore al salario minimo fissato dai contratti collettivi di categoria o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato – da loro stessi consegnato ai braccianti.
Si è altresì accertata la sussistenza degli altri indici di sfruttamento contemplati dalla norma penale in materia di orario di lavoro, riposi, ferie e malattia. I lavoratori, poi, non sarebbero mai stati sottoposti a visite mediche obbligatorie, non avrebbero mai partecipato a corsi di formazione per il maneggio di sostanze nocive, come fertilizzanti o antiparassitari, ne avrebbero mai ricevuto dispostivi di protezione individuale. Gli operai, abitanti prevalentemente a Caltanissetta, sarebbero stati reclutati in centro città per poi essere trasportati a bordo di furgoni, in pessime condizioni di sicurezza, nelle campagne.