Pubblicato il: 29/06/2013 alle 15:09
Sono 35 mila le domande di assegnazione di case popolari giacenti nei comuni siciliani, ma di queste negli ultimi due anni solo 600 hanno ottenuto risposta. Questo a fronte della crescita degli sfratti – nel 2012 il 7,39% in più rispetto al 2011 -, la maggior parte dei quali sono emessi per morosità, per impossibilità cioè dello sfrattato di sostenere la spesa dell'affitto.
Dati che vengono fuori dalle pagine di un dossier elaborato dal Sunia, sindacato degli inquilini, sulla situazione abitativa in Sicilia presentato nella sede della Cgil Sicilia. “Le richieste di alloggi popolari – ha detto Giusy Milazzo, segretaria generale del Sunia regionale – tendono peraltro a crescere vista la crisi economica e il caro affitti, ma di fronte a questa emergenza la Regione Sicilia continua a non avere una politica della casa. Noi – ha sottolineato – chiediamo una legge sull'edilizia sociale e l'avvio di un piano di edilizia popolare, utilizzando in primo luogo i fondi ex Gescal, 300 milioni, che giacciono nella Cassa depositi e prestiti”.
A Palermo, ad esempio, ha subìto uno sfratto una famiglia su 353, dato che se trasportato all'intera isola diventa 1 su 549; le richieste di esecuzione sono in Sicilia circa 7.000. Nel capoluogo siciliano inoltre sono un migliaio le persone, inserite in un elenco speciale, che vivono in macchina o sono tornate dai propri genitori. “Tra gli sfrattati – ha detto Elvira Morana, della segreteria regionale Cgil – il 35% sono anziani, il 21% giovani e il 26% immigrati. Dell'88% degli sfratti per morosità il 60% riguarda persone e famiglie che non riescono più a pagare l'affitto. Una politica di welfare territoriale diventa dunque essenziale”.
Se il reddito delle famiglie siciliane dunque precipita, si calcola che il 26% sia sotto la soglia della povertà, non si mettono a disposizione nuovi alloggi popolari e nei 65 mila esistenti il turn over è minimo, appena il 5%, laddove si calcola che almeno un terzo di essi sia occupato abusivamente. “Ecco perchè – ha sostenuto Daniele Barbieri, segretario generale del Sunia nazionale – occorre introdurre regole, avviare un monitoraggio in modo avere contezza del patrimonio abitativo disponibile, dando per questa via una risposta anche all'emergenza sfratti”.
Secondo Sunia e Cgil le risorse ex Gescal “possono essere utilizzate per mettere a disposizione nuovi alloggi anche attraverso il recupero di edifici pubblici non utilizzati e beni confiscati alla mafia, ma anche per le manutenzioni dell'attuale patrimonio edilizio”.