Le spese pazze dei deputati siciliani costano la sospensione al sindaco di Catania. Il Tribunale di Palermo ha condannato cinque dei sei imputati, tra cui Salvo Pogliese, primo cittadino etneo a cui è stata inflitta una condanna a 4 anni e tre mesi per peculato, come richiesto dal pm Laura Siani, morta suicida durante il lockdown e ricordata con un minuto di silenzio a inizio udienza. Gli altri condannati sono gli ex deputati Giulia Adamo a 3 anni e sei mesi, Cataldo Fiorenza a 3 anni e otto mesi, Rudy Maira a 4 anni e sei mesi e Livio Marrocco a 3 anni di reclusione. L’unico assolto dai giudici della terza sezione del Tribunale di Palermo è stato Giovambattista Bufardeci, difeso dagli avvocati Roberto Mangano e Paolo Reale. Inoltre Maira e il primo cittadino di Catania sono stati interdetti “in perpetuo dai pubblici uffici” mentre Giulia Adamo e Livio Marrocco sono stati interdetti per 2 anni e sei mesi: le pene accessorie però diventeranno esecutive soltanto con la condanna definitiva.
In queste ore i giudici della terza sezione penale trasmetteranno il dispositivo di sentenza alla Prefettura di Palermo, che disporrà la sospensione dalla carica di sindaco per 18 mesi, ai sensi della legge Severino. Nel frattempo il comune sarà amministrato dal vicesindaco Roberto Bonaccorsi e Pogliese potrà valutare se dimettersi o meno. Tutte le accuse nei confronti degli imputati si riferivano alla legislatura 2008–2012 del governo di Raffaele Lombardo (Mpa). L’inchiesta fu avviata dai pm di Palermo all’indomani dell’approvazione di una legge dall’Assemblea Regionale Siciliana, che introduceva la previsione di un rendiconto per le spese dei gruppi parlamentari. Originariamente l’indagine riguardò oltre ottanta persone tra deputati e dipendenti, ma per molti di loro poi venne chiesta l’archiviazione, mentre altri furono prosciolti dal gup di Palermo.