Pubblicato il: 28/12/2024 alle 07:28
(Adnkronos) – Da nove giorni in isolamento nel carcere di Evin, in Iran, dopo essere stata fermata il 19 dicembre scorso. E' ancora mistero sui motivi dell'arresto della giornalista italiana Cecilia Sala, mentre Tajani, Farnesina, ambasciata e il consolato a Teheran concentrano la massima attenzione sul caso, ma osservano anche la "massima riservatezza sulla vicenda" come accadde per la travel blogger Alessia Piperno. Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, la giornalista è "in buona salute", "detenuta in una situazione tranquilla, è sola in una cella" e "ha già avuto la possibilità di parlare due volte con i propri familiari", mentre ieri ha ricevuto la "visita consolare da parte della nostra ambasciatrice a Teheran Paola Amadei, che è stata più di mezz'ora con lei". "Non possiamo dire altro al momento, stiamo monitorando la situazione con molta attenzione", ha aggiunto il titolare della Farnesina, precisando che al momento non si conoscono i capi di imputazione della giornalista. Sala è uno dei volti più noti del giornalismo italiano. Nata a Roma nel 1995, è da sempre molto attiva sui social e da anni ormai tratta di politica estera documentando quello che succede in varie zone di conflitto. Sala si è recata diverse volte in Ucraina per raccontare la guerra ancora in corso con la Russia, ma si trovava anche in Afghanistan nel 2021 durante il ritorno al potere dei Talebani. In quella occasione dovette interrompere una diretta con La7 a causa di alcuni spari contro l'hotel dove si trovava. Una scena che è diventata subito virale sui social. Sala inizia a interessarsi al giornalismo quando ancora studiava economia all'Università Bocconi di Milano. A pochi esami dalla laurea decise di interrompere gli studi e dedicarsi alla sua nuova passione, iniziando a trattare in particolare la politica estera. Nel 2015 comincia a lavorare nella redazione di Vice e negli anni successivi comincia a collaborare con Vanity Fair, L'Espresso e Il Foglio. Diventa presto anche un volto televisivo, apparendo in diverse trasmissioni su La7. Cecilia Sala ha da sempre avuto un'attenzione particolari alle nuove frontiere del giornalismo digitale. Molto attiva sui social network, nel 2020 ha esordito con il podcast 'Polvere', un'inchiesta condotta insieme a Chiara Lalli che trattava dell'omicidio di Marta Russo, giovane uccisa alla Sapienza nel 1997. Il podcast ha avuto tanto successo da essere trasformato in un libro pubblicato, con lo stesso titolo, da Mondadori nel 2021. L'anno successivo diviene protagonista di un altro podcast, 'Stories', prodotto da Chora Media, in cui ogni giorno racconta storie dal mondo. Sala si trova da una settimana "in una cella di isolamento" del carcere di Evin, "dove vengono tenuti i dissidenti" e che "il motivo del suo arresto non è ancora stato formalizzato". "Non sappiamo" perché è stata arrestata in Iran. "E questa è la grande domanda. Fino ad oggi, e sono passati 9 giorni con oggi, non è stata formalizzata alcuna accusa, non si sa perché è nel carcere di Evin, non si sa perché è in isolamento. È incomprensibile ed è una cosa intollerabile per l'Italia che accada questo", dice il direttore di Chora Media, Mario Calabresi, intervistato a 'Il Cavallo e la torre' su Rai3. Chora Media, è la Podcast company italiana per la quale la giornalista realizza 'Stories' (Cecilia Sala lavora anche per 'Il Foglio'). "Cecilia – racconta Calabresi – era lì perché da tempo voleva tornare a Teheran. E' stata più volte in Iran e gran parte del suo libro 'L'incendio' è incentrato proprio sul movimento delle giovani iraniane che vogliono cambiare il Paese e la cultura. E' da tempo che voleva tornare per raccontare cosa stava succedendo in Iran". All'inizio di dicembre, sottolinea Calabresi, "dopo avere fatto una richiesta molto tempo fa" finalmente "ha avuto una risposa positiva alla sua richiesta di visto. Un visto di otto giorni che, ho visto un carteggio, poteva avere una proroga. Così il 12 dicembre è partita per l'Iran. Ha iniziato a fare i suoi incontri. Era seguita da un fixer dell'Ambasciata. Aveva fatto le prime tre puntate di Stories", il podcast di Chora Media. "Venerdì 20 – sottolinea ancora Calabresi – doveva tornare in Italia ma il giorno prima è scomparsa. Il telefono è diventato muto. Ci ha preoccupato molto perché Cecilia è una giornalista molto scrupolosa, puntuale, metodica, che lavora con molta cura delle cose e non ha mai ritardato l'invio del suo podcast oppure avvisava. Quel giorno il suo podcast doveva arrivare verso le 14.30 ma non ha mandato nulla e non aveva fatto il check in dell'aereo e quindi era evidente che era successo qualcosa. E' stata avvisata l'unità di crisi della Farnesina. Non ha preso l'aereo e non è partita. Soltanto a metà giornata del giorno dopo ha potuto fare una telefonata a sua madre". Il governo italiano, aggiunge, "è il soggetto che può fare" e "sin dal primo minuto la Farnesina, Palazzo Chigi sono stati molto presenti e molto attivi". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)