Pubblicato il: 05/08/2019 alle 10:48
La Gente di Mare ha venerato ieri il Santo protettore: San Francesco di Paola. Dopo esattamente 50 anni, la statua lignea del Santo Paolano ha attraversato il Golfo di Gela. L’effige del XVII secolo, ereditata dai Padri Minimi che reggevano la chiesa e l’annesso convento (oggi Orfanotrofio Regina Margherita), é stato oggetto di grande venerazione dei pescatori e dei marinai, insignita del Tonson d’oro, prezioso collare che la famiglia borbonica del Regno delle due Sicilie, assegnava alle statue ritenute miracolose. Quest’ultima è stata restaurata dalla ditta Antonio Teri di Partanna ed è stata finanziata dalla famiglia Brunetti della Azienda Sicilsaldo.
Al largo del Porto Rifugio di Gela, è accolta la statua di San Francesco di Paola che è partita dal porto isola. Dopo lo svelamento, ha avuto inizio la processione in mare “a varchiata” accompagnata dalle imbarcazioni dei pescatori, diportisti e marinai gelesi. Durante la traversata, presso il pontile sbarcatoio, è stato dedicato un momento di preghiera e un omaggio floreale ai caduti in mare e ai migranti morti nel Mediterraneo. I fedeli hanno assistito alla processione lungo il litorale gelese. La sera poi, al Pontile sbarcatoio, si è svolta la solenne Celebrazione Eucaristica nel V centenario della canonizzazione di San Francesco. Successivamente la statua è stata collocata nell'omonima chiesa.
“La nostra città da anni – afferma don Lino di Dio, direttore diocesano dell’Apostolato del Mare e rettore della Chiesa di San Francesco di Paola – soffre terribilmente la situazione drammatica del porto; noi gelesi che amiamo il mare, dobbiamo esserne i custodi protagonisti sensibili al disagio che i mariani sperimentano ogni giorno per portare il sostentamento a casa, costretti ad attraccare le loro barche in altri porti perché impossibilitati dall’insabbiamento o dai servizi non efficienti. La Chiesa non può che essergli vicina. La festa della Gente di Mare legata alla grande figura “do’ Santu Patri”, non vuole essere un riesumazione di una tradizione popolare legata al passato, ma un mantenere e custodire la propria identità, che non va persa. Tale festa vuole anche essere un momento di riflessione e di sprono sul grande dono del mare e del creato, fonte di vita e di lavoro. San Francesco di Paola, che non ha avuto paura delle correnti del mare, sproni tutti e ciascuno di noi a navigare contro ogni corrente di rassegnazione e polemiche, ma nello stare uniti. Come Lui, che non si arrese al “no!” del proprietario della barca che non volle accompagnarlo nel passaggio dalla Calabria in Sicilia, ci aiuti a non demordere ma a lottare, affinché possiamo riappropriarci del nostro porto al di là delle chiacchiere o promesse fatteci da vari potenti di turno e che si possa sbloccare la parte burocratica che impedisce che la nostra città possa diventare, come lo è stato nel passato, crocevia commerciale e turistica del Mediterraneo”.