Pubblicato il: 24/11/2014 alle 11:55
La separazione introduce elementi di continuità ed elementi di rottura nell’evoluzione della famiglia. Rottura in quanto viene meno il legame di coppia, continuità laddove ci siano dei figli e quindi permanga il ruolo genitoriale. Gli ex partner, infatti, anche se non sono più coniugi, continueranno ad essere genitori e riuscire a distinguere questi due ruoli è forse il principale compito evolutivo che la famiglia separata dovrà affrontare.
Per comprendere meglio le dinamiche relazionali che si vivono al’interno di famiglie con genitori separati abbiamo chiesto il parere di Claudia Giammusso, Psicologa, Psicoterapeuta presso la cooperativa sociale Controluce e il Centro di Consulenza e Terapia familiare. A seguire la sua risposta.
Innanzitutto è importante comprendere che la separazione e il divorzio non sono eventi isolati, ma sono dei processi, delle evoluzioni più o meno veloci e più o meno complessi, tanto che si parla di sei stadi per elaborare la separazione: il divorzio emotivo (antecedente alla decisione vera e propria di separarsi ma che prepara a tale evento), il divorzio legale (che ufficializza la decisione), il divorzio economico, il divorzio genitoriale (la definizione cioè dei compiti e delle responsabilità genitoriali), il divorzio dalla comunità (cioè il mutamento delle relazioni sociali antecedenti alla rottura della coppia), e il divorzio psichico (la possibilità che le persone separate riescano a trovare la loro progettualità individuale, la fiducia nelle loro capacità senza più contare nella presenza del coniuge). Il non superamento di uno di questi stadi può portare a malessere psicologico.
Come abbiamo sottolineato nei precedenti articoli, ogni evento critico impegna almeno tre generazioni. Anche in questo caso i compiti di sviluppo che la famiglia si troverà ad affrontare saranno su tre livelli: sul piano coniugale, sul piano genitoriale e sul piano sociale.
A livello coniugale gli ex partner saranno impegnati a elaborare il divorzio psichico e le perdite relative alla separazione, riconoscere il proprio contributo e le proprie responsabilità nel fallimento della coppia (e di solito questo è molto difficile!), gestire il conflitto in maniera sana ed evolutiva evitando che si inasprisca e cronicizzi causando ulteriori sofferenze.
Sul piano genitoriale è importante agire con la consapevolezza che si continua entrambi ad essere genitori, rispettando quindi anche il ruolo dell’ex coniuge come padre/madre (e questo è molto difficile se tra gli ex circola molta rabbia), favorire l’accesso dei figli all’altro genitore e alla sua famiglia d’origine, instaurare un rapporto di collaborazione e cooperazione nell’esercizio della genitorialità. Èfondamentale non “triangolare i figli” ovvero includerli in conflitti, renderli mediatori, colpevolizzarli se mantengono il legame con l’altro genitore.
Sul piano sociale è importante che gli ex coniugi ridefiniscano sia le relazioni con le rispettive famiglie d’origine evitando di rimanerne inglobati, sia i rapporti con gli amici in comune e coltivino nuove amicizie e nuovi legami affettivi.
La separazione quindi è un processo evolutivo complesso che coinvolge l’intero nucleo familiare-ambientale di riferimento e che può avere esiti diversi a seconda delle risorse presenti nell’ambiente relazionale della famiglia. Ciò permette anche agli psicologi di lavorare più sulle risorse delle famiglie separate che sui problemi, attraverso approcci che tengano conto delle capacità dei membri e che permettano a questi di contrattare le nuove regole e definire i confini. Uno di questi approcci è la mediazione familiare, con la quale gli ex coniugi vengono guidati nella ristrutturazione familiare e nella ridefinizione del conflitto, anche attraverso azioni concrete e soprattutto con particolare attenzione al benessere dei minori.
Per approfondire gli articoli della dottoressa Claudia Giammusso, Psicologa, Psicoterapeuta presso la cooperativa sociale Controluce e il Centro di Consulenza e Terapia familiare vedi anche e:
La psicologia di “Controluce”: i suggerimenti delle esperte contro il “disagio del sé”