Pubblicato il: 20/07/2016 alle 18:33
Di Silvia Cortese (veterinaria):
La libertà è un diritto di cui qualsiasi essere dovrebbe godere. Circhi, zoo, delfinari e parchi divertimento che hanno come protagonisti animali selvatici in uno spazio ristretto e notevolmente diverso rispetto al loro habitat naturale a volte privano questi esseri della loro libertà.
Gli animali che vivono in luoghi estremamente “lontani” dal loro naturale ecosistema hanno lo stesso patrimonio genetico dei simili che vivono in natura. Mantengono infatti gli stessi comportamenti istintivi e bisogni naturali, le stesse identiche esigenze etologiche e di benessere psico- fisico dei propri consimili (e spesso non possono essere soddisfatte in un circo itinerante o in un parco acquatico o in qualsiasi altro spazio che ne limiti la libertà).
Circa 28 studiosi, ricercatori e professori provenienti da tutto il mondo, specializzati in etologia, genetica, ecologia, biologia, zoologia e studi simili si sono riuniti per sottoscrivere la ‘Dichiarazione sul benessere e i bisogni etologici degli animali selvatici ed esotici nei circhi’.
Questo documento spiega chiaramente le differenze tra animali addomesticati e domestici ed elenca le implicazioni che la vita nei circhi, o in qualsiasi altro habitat diverso da quello naturale, ha sul benessere degli animali selvatici, sia a livello individuale che sociale. I punti cardine di questa dichiarazione sono:
-Disponibilità di spazio limitata: gli animali del circo trascorrono la maggior parte del giorno rinchiusi, circa dall’1 al 9% della giornata esibendosi/venendo addestrati e il tempo rimanente in recinti da esercizio (spesso al di sotto degli standard minimi dei recinti all'aperto degli zoo). Le condizioni abitative ristrette in cui vivono gli animali del circo tendono ad indurre comportamenti come il camminare avanti e indietro nei grandi felini e negli elefanti
-Separazione dalla madre: per poter essere domati, i cuccioli di animali selvatici nei circhi sono regolarmente separati dalla madre e allevati a mano. Questo aumenta i comportamenti legati allo stress e provoca nell'età adulta, aumento della sensibilità allo stress, comportamenti anomali ed una maggiore aggressività.
-Interazioni sociali limitate: quando gli animali sono usati per lo spettacolo spesso è inevitabile rinchiuderli singolarmente, in gruppi più piccoli rispetto alla media in natura, e questo impedisce lo svolgimento delle normali dinamiche sociali e ha conseguenze significative sul comportamento, il benessere e la riproduzione.
-Spostamenti frequenti: gli animali selvatici mostrano disagio comportamentale e fisiologico quando viaggiano, contrariamente agli animali domestici.
-Addestramento e prestazioni: la maggior parte degli studi disponibili indicano che gli spettacoli eseguiti in presenza di spettatori possono causare un grave stress agli animali selvatici con l’illuminazione sbagliata (artificiale), esposizione a suoni forti o sgradevoli, odori e temperature sgradevoli o inquietanti.
Anche la Federazione Europea dei Veterinari, ad agosto 2015, ha precisato come non ci sia “alcun beneficio di carattere di conservazione, ricerca o educazione che possa giustificare l’uso di animali esotici nei circhi”.
Allo stesso modo, nei parchi acquatici, delfini, orche, balene, leoni marini ecc vivono in condizioni molto diverse dalle “cugine libere nel mare”.
I delfini, per esempio, quando sono liberi nel loro habitat vivono in gruppi sociali complessi, formati da 100/200 animali che nuotano per decine di chilometri al giorno arrivando alla velocità di 45 km orarie possono arrivare ai 50 anni di età.
In cattività, in piccole vasche senza nessun arricchimento ambientale, risentono dello stress che può alterare il normale comportamento e i bisogni fisiologici, causando un aumento dell’aggressività e patologie che portano a morte gli animali molto prima dei 50 anni.
Un'altra realtà in cui gli animali vengono ancora più cruentemente privati della loro libertà è la corrida spagnola. Per coloro i quali questo incontro tra toro e matador è affascinante, permane una magia e un’arte che vive grazie all’entusiasmo che i toreri riescono a suscitare nel pubblico. Anche se spesso questa magia si trasforma in una lenta agonia del toro.
Molte città spagnole tra cui Madrid, la Coruña, in Galizia, il comune di Alicante, Barcellona e molti centri minori, da Gandia a Villafranca de los Caballeros hanno vietato queste manifestazioni antiche, ma probabilmente, non accettate da molti.
Qualcosa sta cambiando anche in Italia in tema di attività circensi. Il 16 marzo 2016 il ministro dei beni e delle attività culturali Franceschini, in concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze Padoan, hanno presentato un disegno di Legge n.2287, che prevede la “revisione delle disposizioni in tema di attività circensi, specificamente finalizzate alla graduale eliminazione dell’utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse”. Questo disegno permette all’Italia di riallinearsi con la maggioranza dei Paesi Europei che hanno già emanato divieti totali o parziali di utilizzo degli animali nei circhi: da quelli totali (Cipro, Grecia, Malta), a quelli relativi agli animali selvatici (tra gli ultimi ad approvare leggi di questo tipo i Paesi Bassi nel 2015, la Norvegia nel 2014 ed il Belgio, nel 2013), a limitazioni parziali relative ad alcune specie.
Ci vorrà un po’ di tempo prima che la legge diventi ufficiale: deve essere approvata dal Parlamento, poi il governo deve scrivere il nuovo codice degli spettacoli con il divieto dentro e il divieto sarà «graduale», cioè per tappe successive. In tutto ci vorranno almeno un paio d’anni.
Dei passi importanti, comunque, sono stati fatti in rapporto soprattutto alle idee del popolo italiano, che secondo l’ultima rilevazione dell’Eurispes per il 56,3% è contrario ai delfinari, per il 71,4% non vorrebbe più vedere animali nei circhi e per il 54,9% negli zoo.