Pubblicato il: 18/10/2022 alle 16:03
Fino al 40% delle donne italiane, quasi la metà, sperimenta almeno una volta nella vita un’infezione urinaria. Un quinto di queste, circa il 20%, riferisce episodi che si sono ripetuti nel tempo. E in 4 casi su 5 si tratta di cistite, un’infiammazione della vescica causata quasi sempre da batteri presenti nella flora intestinale che, per diversi motivi, possono entrare nelle vie urinarie infettandole. Contro questo incubo femminile “la soluzione non sta in cure antibiotiche ‘fai da te'”, che invece di aiutare “rischiano di essere controproducenti, aumentando la probabilità antibiotico-resistenza e di ricadute più frequenti”. Spesso bastano piccole modifiche nello stile di vita, spiegano da Riccione gli esperti della Società italiana di urologia, a conclusione del 95esimo Congresso nazionale Siu. A tavola, per esempio, “un paio di kiwi al giorno possono aiutare” sia l’intestino sia le vie urinarie.
Ecco i sintomi a cui prestare attenzione.
“I campanelli d’allarme con cui si presenta la cistite di solito sono sempre gli stessi: uno stimolo urgente e spesso doloroso a urinare, un forte bruciore durante la minzione, la sensazione di non riuscire mai a svuotare completamente la vescica”, elenca Andrea Salonia, professore di urologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e responsabile dell’Ufficio educazionale della Siu che chiude una 4 giorni densa di appuntamenti, alla presenza di quasi 2mila urologi da tutta Italia. “Le urine possono apparire torbide e maleodoranti, talvolta con tracce di sangue – descrive ancora l’esperto – Soprattutto, si avverte un senso di pesantezza e fastidio nella parte bassa dell’addome”.
Sintomi tipicamente ‘rosa’ per ragioni soprattutto anatomiche. “Nelle donne – sottolinea Salonia – l’uretra, il canale che porta alla vescica, è più corta rispetto agli uomini e più facilmente transitabile da parte degli agenti microbici. L’anatomia femminile nella zona genitale rende peraltro le vie urinarie e l’ultimo tratto dell’intestino molto vicini tra loro, e certamente più che negli uomini, facilitando il compito ai batteri che possono arrivare con facilità alla vescica”. Quanto ai fattori che possono scatenare una cistite, sono vari: “Per esempio i rapporti sessuali penetrativi, a seguito dei quali i batteri possono risalire lungo le vie urinarie – illustrano gli urologi – Oppure la stipsi e la sindrome del colon irritabile. In questi casi gli stessi batteri si moltiplicano e possono diffondersi dal distretto intestinale a quello delle vie urinarie. O ancora la menopausa, perché la carenza di estrogeni altera il pH della mucosa vaginale e favorisce le infezioni. Infine, un’igiene intima scorretta: oggi c’è una tendenza a esagerare con saponi troppo aggressivi, che indeboliscono le difese e rendono più probabili le infezioni vaginali”.
La prima regola d’oro in caso di cistite episodica, che vale anche come forma di prevenzione, è “bere tanto, almeno 8 bicchieri di acqua al giorno – raccomanda Salonia – per depurare l’organismo ed evitare l’accumulo di tossine e batteri responsabili dell’infiammazione. Per le stesse ragioni è molto importante cercare di non trattenersi, ma assecondare subito lo stimolo a urinare perché il ristagno di urina nella vescica facilita la proliferazione di batteri”. Altri suggerimenti Siu: “Urinare prima e dopo il rapporto sessuale. Usare detergenti intimi a pH neutro e non aggressivi”. E “per controllare la stipsi, potenziale alleata della cistite, può essere utile” appunto “mangiare un paio di kiwi al giorno: regolano l’intestino e sono ricchi di vitamina C, che riduce la basicità dell’urina”.
Sul fronte medicine, gli esperti dicono no all’uso spregiudicato di antibiotici: “Ricorrere a questi farmaci senza sentire prima l’urologo è rischioso – avverte Salonia – perché non fa altro che favorire l’antibiotico- resistenza, cioè quel fenomeno per cui i batteri sviluppano una capacità di sopravvivere all’azione di uno o più farmaci di questo tipo. Ed espone al rischio di avere cistiti sempre più frequenti e molto spesso delle fastidiose candidosi vaginali. Per questo, qualora l’urinocoltura, cioè l’esame delle urine che identifica i batteri responsabili dell’infezione in corso, rivelasse una carica batterica bassa, sarebbe più opportuno intervenire assumendo probiotici, che contribuiscono a rendere più acide la superficie delle mucose genitali, inibendo l’azione dei batteri patogeni. Se invece la carica batterica fosse elevata, sarà l’urologo, sulla base dei risultati dell’urinocoltura e delle caratteristiche della paziente, a stabilire un’eventuale terapia antibiotica specifica”.