Pubblicato il: 21/09/2019 alle 12:25
"Ti taglio la testa”. E’ questa la frase che avrebbe pronunciato Benedetto Rinzivillo, detto “Peppi u curtu”, cugino di Salvatore Rinzivillo, rivolgendosi ad un macellaio gelese per “convincerlo” a non vendere più polli a clienti che erano suoi e a non vendere più carne a prezzi concorrenziali. E’ uno dei retroscena emersi dall’inchiesta che ha portato in carcere quattro presunti esponenti, tra i quali un avvocato gelese, appartenenti al clan Rinzivillo. A raccontare la minaccia di morte, sarebbe stato l’avvocato Ferrara mentre parlava con un altro presunto esponente mafioso di Gela. Al suo interlocutore avrebbe raccontato il litigio avvenuto tra Benedetto Rinzivillo e un altro macellaio. Il macellaio minacciato, secondo quanto avrebbe riferito Ferrara, avrebbe informato di quanto accaduto un suo zio, anche lui macellaio affinchè facesse da paciere ma, a quanto pare Benedetto Rinzivillo non voleva saperne di fare un passo indietro, al punto tale che avrebbe litigato anche con colui che avrebbe dovuto riportare la pace. Il 17 novembre 2017, l’avvocato Ferrara riceve una telefonata dal macellaio minacciato (i due sono cugini). La vittima avrebbe riferito a Ferrara di essersi incontrato con un suo zio, in merito al comportamento di Benedetto Rinzivillo e lo zio gli avrebbe consigliato di lasciarlo perdere perchè era un "pazzo". Il professionista gelese, parlando di Rinzivillo, avrebbe detto che se quelle parole le avesse dette a lui, lo avrebbe preso a schiaffi. Della questione in ogni caso doveva essere informato anche il capo, Totò Rinzivillo evidenziando che Benedetto Rinzivillo gli aveva imposto di non avere a che fare con quelli che considerava suoi clienti.