Una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa è stata emessa dal Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nissena, nei confronti di un noto imprenditore siciliano, attivo nel settore ittico, business già emerso come di interesse della famiglia mafiosa di Cosa Nostra, nella sua articolazione territoriale denominata “clan Rinzivillo”. Si tratta di Emanuele Catania, 69 anni, noto imprenditore gelese operante nel settore ittico. Parallelamente all’arresto dell’imprenditore gelese, i Finanzieri del GICO di Roma e la Squadra Mobile di Caltanissetta hanno dato esecuzione al sequestro preventivo di una ditta individuale, nonché del capitale sociale e dell’intero compendio aziendale di altre tre società di capitali, tutte con sede a Gela, per un valore complessivo di stima pari a circa 7 milioni di euro. Quello tra Emanuele Catania, e i fratelli Rinzivillo è un “legame a doppio filo”, esistente da circa trent’anni: sono numerosi i collaboratori di giustizia che hanno indicato Catania come imprenditore al servizio del clan di Cosa Nostra, fin dai primi anni novanta. Una sinergia, questa, che trova fondamento in una duplice esigenza: quella di Catania, di vedere salvaguardate le proprie imprese rispetto alle pretese estorsive del clan Emanuello, altro storico sodalizio mafioso attivo a Gela, nonchè di ottenere l’intervento della Famiglia Rinzivillo nei rapporti con altri imprenditori vicini ad altre famiglie mafiose siciliane; quella dei vertici del “clan Rinzivillo” di asservire alcune floride realtà commerciali locali, a vantaggio dell’organizzazione, per realizzare il riciclaggio dei proventi dei traffici di droga e delle estorsioni.
A seguito delle indagini svolte da personale della Questura di Caltanissetta e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, lo scorso 4 ottobre sono stati arrestati 36 presunti affiliati al clan, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, plurimi episodi di estorsione e detenzione illegale di armi, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti, intestazione fittizia di società e traffici di droga.
In Sicilia, Cosa Nostra ha “letteralmente” mappato il territorio nel settore della commercializzazione del pesce, evitando pericolose contrapposizioni ed imponendo, nei mercati ittici siciliani, la “regola” in base alla quale occorre pagare una cifra di denaro a titolo estorsivo alle consorterie mafiose locali per potersi approvvigionare di pesce.