Pubblicato il: 17/01/2019 alle 21:28
C’erano due carabinieri al servizio del clan Rinzivillo e che andavano “fieri” di questi rapporti stretti con il capo del clan, Salvatore Rinzivillo. Si tratta di Marco Lazzari e Cristiano Petrone, coinvolti nell’operazione condotta dalla squadra mobile di Caltanissetta e dal comando provinciale della guardia di finanza di Roma. I due vennero arrestati alla fine del 2017 nell’ambito dell’operazione “Extra Fines”. Adesso è stata eseguita nei loro confronti un’altra misura di custodia cautelare in carcere. I due militari dell’arma, parlando fra loro, sottolineavano come fossero buoni i rapporti con il boss gelese. In particolare Lazzari riteneva che il capomafia gelese – dai due chiamato con gli appellativi “sale e pepe” o di “zio”, guardasse a loro e a Ivano Martorana come ai suoi eredi, evidentemente in ambito criminale. Uno dei due carabinieri dice all’altro: “io credo che lui voglia far costruire la nuova generazione su me, te, Ivano e basta”. Lazzari avrebbe fornito a Rinzivillo notizie riservate acquisite dal sistema informatico della banca dati Sdi o informazioni su indagini in corso, o gli esiti di indagini e provvedimenti giudiziari coperti da segreto istruttorio. Da una conversazione si evince invece, che Lazzari e Petroni, avrebbero fornito a Rinzivillo il file relativo ad un’informazione di polizia giudiziaria o comunque atti di indagine a carico di numerosi soggetti.