Donald Trump è il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Vittoria a sorpresa del candidato repubblicano che in pochi, almeno qui in Europa, culla della civiltà, avrebbero creduto potesse battere la più “politically correct” Hillary Clinton. Ma ecco un'analisi che ci sembra quanto mai attenta e veritiera del giornale “L'Espresso” sul voto degli americani. A scrivere l'articolo, che di seguito riportiamo, è Gigi Riva.
“Scambiandolo per uno di loro, gli americani arrabbiati, insicuri e delusi dalle élite hanno scelto come presidente un miliardario di lingua svelta e di dubbia moralità pubblica, refrattario nel pagare le tasse, bugiardo, xenofobo e razzista. Donald Trump, 70 anni, terrà in mano la valigetta con i codici nucleari, i destini degli Stati Uniti e di una larga fetta di pianeta. Partito da outsider, ha avuto contro tutti i grandi centri di potere, la finanza, le lobby, i mass media. Ma a favore ciò che più conta: il voto popolare del Paese che ha inventato la globalizzazione per poi ritrarsi spaventato dentro i suoi confini quando ne ha misurato gli effetti.Lo ha scelto l’America che sogna un’impossibile Arcadia di se stessa, un ritorno al futuro verso confini sicuri e blindati, un isolamento dal mondo tempestoso e infido, la retorica della casetta col giardino e il barbecue.
E sono tutti legittimi i paragoni con la Brexit, con l’utopia retrograda che anche gli inglesi hanno inseguito poco più di quattro mesi fa.Trump è riuscito a risultare “nuovo” con la sua discesa in campo contro un establishment dai riti paludati, sempre più astrattamente rinchiuso in un proprio guscio, lontano dalle viscere di una nazione ribollente di risentimento, angosce, paure.Comunque più nuovo di quella Hillary Clinton che era, invece, l’esatta espressione dell’invisa classe dirigente, con una troppo lunga e chiacchierata frequentazione del potere. Sarebbe troppo semplice concludere che gli Stati Uniti sono stati pronti per un presidente nero e non lo sono ancora per una presidente donna. La verità è che Barack Obama, otto anni fa, era il candidato di rottura, perfetto per superare l’infausta èra Bush culminata con le sciagurate guerre mediorientali e l’inizio della forte recessione. Mentre Hillary era, semplicemente, la candidata sbagliata, espressione di una successione dinastica e di una logica tutta interna alle dinamiche familistiche prima ancora che partitiche.
https://espresso.repubblica.it/internazionale/2016/11/09/news/donald-trump-e-il-nuovo-presidente-alla-casa-bianca-l-uomo-delle-divisioni-1.287639