Pubblicato il: 10/02/2025 alle 09:36
Condannato per tentata estorsione alla giunta comunale. Verdetto di colpevolezza che è stato emesso dal tribunale nei confronti dell’ex sindaco di Marianopoli. È di un anno e tre mesi di reclusione, oltre a 300 euro di multa, la condanna comminata al sessantasettenne Calogero Vaccaro (assistito dalle avvocatesse Oriana Limuti e Rosa Mendola) chiamato a rispondere di un presunto tentativo di estorsione.
Gli è stato concesso il beneficio della pena sospesa, ma è subordinata alla prestazione di attività lavorativa gratuita per un anno, tre ore al giorno e due volte a settimana, in un ente da individuare d’intesa con l’ufficio esecuzioni penali di Caltanissetta.
Ma non è tutto. Sì, perché dovrà pure indennizzare le parti civili secondo l’entità che verrà poi stabilita in un procedimento dedicato. Diritto a un risarcimento che è stato riconosciuto a un altro ex sindaco di Marianopoli, Carmelo Montagna e altri amministratori comunali, l’allora suo vice Salvatore Noto, appartenenti alla sua squadra assessoriale, Maria Antonietta Vullo e Maria Tumminaro, il responsabile dell’ufficio tecnico Francesco Montagna, l’ex responsabile degli Affari generali, Salvatore Lombardo e due omonimi Luigi Cannella, uno di 51 anni, l’altro di 43 (assistiti dagli avvocati Alberto Fiore, Giuseppe Panepinto e Walter Tesauro) costituiti parti civili.
Questo il verdetto emesso dal giudice Giuseppina Chianetta, così come chiesto dal pm al termine della requisitoria. Secondo l’accusa Vaccaro – era il novembre del 2018 – avrebbe tentato di dissuadere gli avversari politici dal chiedergli un risarcimento dei danni per una sua precedente condanna subita per diffamazione ai danni degli stessi. E – per gli inquirenti – si sarebbe rivolto al parroco del paese per obbligare gli avversari politici a rinunciare all’azione risarcitoria. Pena la messa in piazza di presunti abusi edilizi teorizzati nei confronti della giunta. Fin qui l’accusa. Perché la difesa avrebbe confinato la questione in «diatribe politiche che non dovevano finire in un’aula di tribunale… nulla di ricattatorio e minatorio, solo una vicenda totalmente inconsistente».