Avrebbero usufruito dei contributi comunitari in maniera illecita accumulando un patrimonio da 11 milioni di euro grazie anche alla loro appartenenza al clan Emmanuello di Gela. E’ quanto hanno scoperto i finanzieri del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria di Caltanissetta e dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Enna che hanno eseguito, in un’operazione coordinata dalla Dda di Caltanissetta sei misure di custodia cautelare, due in carcere e quattro agli arresti domiciliari nei confronti di altrettanti presunti appartenenti a Cosa nostra di Valguarnera e Capizzi. Gli indagati sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni di proprietà di affiliati a Cosa nostra.
Le misure di custodia cautelare in carcere sono state emesse nei confronti dei fratelli Gabriele Giacomo e Nicola Antonino Stanzù, rispettivamente di 57 e 41 anni. Arresti domiciliari nei confronti della moglie di quest’ultimo, Carlotta Conti Mammamica, di Antonio Di Dio, Carlo D’Angelo Nunzia Conti Mammamica. Le indagini sono state effettuate seguendo il flusso patrimoniale di Gabriele Giacomo Stanzù, arrestato nel 2011 perché accusato dell’omicidio di Francesco Saffila. Dalle indagini è emerso che Stanzù, affiliato al clan Emmanuello di Gela, avrebbe tentato attraverso una serie di operazioni finanziarie e patrimoniali, di sottrare i suoi beni, fra aziende e terreni, al sequestro da parte dello Stato e ad intestare il suo “tesoro” da 11 milioni di euro ad alcuni prestanomi, continuando così a beneficiare di aiuti comunitari.