Pubblicato il: 26/11/2020 alle 18:52
Sono 145 i ricoverati nel reparto di Malattie Infettive dell'ospedale Sant'Elia dal primo settembre ad oggi (in meno di 3 mesi) e 11 le persone decedute. Quest'ultime con un'età media ben oltre gli 80 anni. Nel reparto guidato dal primario Giovanni Mazzola, ormai considerato un vero e proprio modello a livello regionale per l'ottima percentuale di guariti, ogni giorno vengono dimessi diversi pazienti, ma il numero di coloro che continuano ad arrivare resta comunque elevato. Insomma l'epidemia in provincia cresce e ogni giorno i letti che vegnono liberati vengono puntualmente riempiti da nuovi pazienti. Tutta un'altra storia rispetto alla prima ondata di epidemia che colpì la Sicilia in misura nettamente inferiore rispetto al Nord Italia. In quel periodo, vale a dire dal 1 marzo al 31 agosto (dunque in 6 mesi) i ricoverati nello stesso reparto furono 66 con 3 decessi. Tornando alla nuova ondata dell'epidemia, se ci soffermiamo ad osservare i dati che arrivano dall'Asp, quella di Caltanissetta è una provincia che sta andando a due velocità. Da una parte il capoluogo e la parte nord che mantengono sostanzialmente stabile il numero dei positivi (oggi a Caltanissetta sono 279 di cui 16 ricoverati) e dall'altra c'è Gela dove l'epidemia non accenna a rallentare e dove oggi sono stati superati i 700 casi (29 i gelesi ricoverati). A destare preoccupazione, anche in ragione del numero degli abitanti ci sono anche i comuni di Niscemi e Mazzarino, rispettivamente con 275 e 174 positivi, anche se in questi giorni nei due comuni il numero dei positivi, grazie anche a un buon numero di guariti, non è corrisposto con un aumento dei casi. E poi c'è San Cataldo che se nei primi giorni di novembre era ferma a pochissimi casi adesso registra ben 170 positivi con 9 persone ricoverate. Da due giorni comunque la provincia, proprio in ragione del numero dei guariti (soltanto oggi se ne contano 65), ha visto diminuire il numero degli attuali positivi che adesso sono 1.840. Ma resta il dato di Gela che non è da sottovalutare e dove evidentemente le misure di contenimento messe in atto non stanno ancora dando i risultati sperati.