Pubblicato il: 20/08/2020 alle 12:46
"Almeno il 90 per cento di questi pazienti, positivi al tampone, sono asintomatici". Così Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova, commenta l'aumento dei contagi, tornato ieri con 642 casi ai livelli del 23 maggio scorso.
"A parte la quarantena per queste persone non c'è una terapia da suggerire", afferma l'infettivologo. "Alcuni medici prescrivono cortisone o l’antibiotico azitromicina, ma non c’è alcuna ragione scientifica a supporto di queste prescrizioni".
E che cosa comporta la quarantena? "Una persona in quarantena – risponde Bassetti -, se vive con altri, dovrebbe avere una camera e un bagno separati. E indossare la mascherina in caso di contatto ravvicinato".
Un altro problema è che se una persona risulta positiva occorre risalire a tutti coloro con i quali è stata in contatto stretto. Questo è compito dei dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie (Asl, Azienda sanitaria locale…) e lo stanno facendo, dichiara Bassetti. "Il loro compito", continua l'infettivologo, "è quello di ricostruire i rapporti che una persona, in questo caso positiva al Coronavirus, ha avuto con altri a cui, potenzialmente, può avere trasmesso il virus. Sono gli stessi esperti che, ad esempio, in un caso di meningite in una discoteca tracciano chi è venutoacontatto con la persona infetta".
Un’idea che circola è quella che il nuovo coronavirus stia diventando meno aggressivo. "È interessante una ricerca, appena pubblicata in preprint, cioè prima che sia validata per la pubblicazione sulle più autorevoli riviste scientifiche, ma che in questo modo può essere presa in considerazione. Non a caso il titolo è Evolving virulence. Il virus sta 'mordendo meno'? Sembrerebbe di sì".
Riscontri clinici? "Ce ne sono. Nei mesi di marzo, aprile, maggio al San Martino di Genova avevamo una mortalità dell’11% nei pazienti ricoverati. Ora è zero".