Pubblicato il: 03/04/2020 alle 21:26
E' forse la giornata più lunga e dolorosa che i nisseni, provati da giorni di isolamento forzato nelle loro case, hanno vissuto da quando è iniziata l'epidemia di Coronavirus. Una giornata segnata prima di tutto da due decessi. L'ultimo in ordine di tempo questo pomeriggio quando nella sala di terapia intensiva dedicata ai pazienti con Covid-19 ha smesso di respirare un ex ferroviere nisseno di 76 anni. Una persona che fino a qualche giorno fa coltivava hobby e interessi, ben voluto da tanti, e che come tanti altri non si aspettava di essere colpito da un virus che ad oggi in Italia ha fatto 14.681 vittime. E' morto da solo, senza un abbraccio dei propri cari, impossibilitati ad andare a trovare i parenti contagiati dal virus, ma con il conforto dei medici di Rianimazione che continuano come ogni giorno a fare di tutto per i nostri pazienti. E' un dato di fatto: per il coronavirus non esiste una cura. I più fortunati tra coloro che vengono colpiti sono asintomatici, molti, soprattutto i più giovani, vengono ricoverati con sintomi lievi. Altri si aggravano in maniera così repentina che qualsiasi terapia non funziona. Ogni farmaco utile viene somministrato dai medici della terapia intensiva covid. Ma su alcuni pazienti, purtroppo, non c'è nulla da fare. E mentre i medici di terapia intensiva passano giornate tra tute e protezioni che non consentono loro di andare nemmeno in bagno e mascherine che segnano i volti c'è chi sui social si sfoga anche contro di loro. Vogliono una spiegazione. Una spiegazione che gli scenziati di tutto il mondo stanno tentando di darsi. Di fatto c'è che i nostri medici e infermieri, così come quelli di tutta Italia, rischiano di infettarsi ma non hanno mai lasciato solo un paziente. Si tratta degli stessi sanitari che hanno dimesso, con ogni forma di cautela possibile, un paziente che, clinicamente guarito ma ancora positivo al coronavirus, era stato trasportato fino a casa in ambulanza con l'obbligo di non uscire fino a quando un nuovo tampone non avrebbe dato esito negativo. Obbligo immediatamente disatteso. Il paziente è uscito con l'intento di andare a fare la spesa. Subito riconosciuto dai poliziotti è stato denunciato per il reato di epidemia colposa. Oggi la notizia è stata ripresa anche dai tg nazionali. Un uomo ancora positivo esce per andarsi a comprare da mangiare incurante di cosa, questa sua "leggerezza" potrebbe provocare. Eppure c'è chi ancora, anziché piangere i morti, trova spazio sui social per criticare. Criticano tutti. Dai giornalisti, ai medici, alle forze dell'ordine. E poi c'è un risvolto ancora più triste. Quello sociale. Tra morti, quarantene, denunciati, ci sono quelli che temono di non trovare più i soldi per comprare da mangiare. Che non hanno e non avranno uno stipendio fisso alla fine del mese. Non sono soltanto i nostri poveri, sono i commercianti, i parrucchieri, i professionisti, gli ambulanti e tutti coloro che se non lavorano non possono portare a casa nulla. Caltanissetta, così come la Sicilia, e prima ancora le altre regioni del Nord sta conoscendo il coronavirus, la morte, la disperazione. Un dramma, un dolore che impone il silenzio, la riflessione e un maggiore rispetto, per chi è morto, per chi lotta, per chi ha fame. Rita Cinardi