Pubblicato il: 10/04/2020 alle 19:11
Si muore ora in solitudine e, se non sei famoso, in anonimato, come tutte le migliaia di vittime uccise da un mostriciattolo invisibile e invincibile. Si muore come si è nati, nudi, avvolti da un bianco lenzuolo, senza un saluto, senza un bacio, senza un abbraccio, senza una carezza, senza un ricordo, senza uno sguardo d’amore, senza uno sguardo di tenerezza, senza niente. Si è numeri, si è codici in una stanza bianca e vuota di un ospedale. Calogero Pera, impiegato presso il Tribunale di Caltanissetta, era un amico mio d’infanzia, siamo cresciuti insieme nella stessa strada del quartiere di via Dante a Serradifalco, insieme a tanti ragazzi d’allora tra calzoncini corti e pallonate alle saracinesche. La strada ci ha educati e fortificati è vero ma non al punto di resistere a un lurido parassita sconosciuto che entra nelle nostre case senza bussare, senza far rumore, in silenzio. Calogero Pera, uomo di infinità bontà, solare, umile, perbene. Nel giorno della crocifissione ci ha voltato le spalle senza la carezza dei suoi cari, senza il conforto della moglie, dei suoi quattro figli, dei suoi quattro fratelli, dei suoi tanti amici, senza il suono della sua banda, senza un rito funebre. E non si può trasgredire la legge stabilita dagli uomini.L’Antigone sofoclea avrebbe certamente trasgredito la legge: “Per me non fu Zeus a proclamare quel divieto, né Dike, che dimora con gli dèi inferi: non essi fissarono per gli uomini”. Noi non siamo Antigone e non lo possiamo essere perché qui c’è la vita di tutti da salvare, da proteggere. E in questo tempo dove la vita si è fermata, la morte che, per Baudelaire ci dà il coraggio di camminare fino alla sera della nostra vita, non può essere celebrata. E’ il nuovo diverso doloroso commiato che ci fa paura piùdella morte stessa. Chissà Calogero cosa avrà pensato in questi giorni di passione, quali ricordi, quali sogni, quali giorni della sua vita avrà passato in rassegna ma noi lo possiamo immaginare e vogliamo anche pensare che ci ha lasciati con il sorriso senza chiedersi “se Dio esiste da dove viene il male? “. Ciao Calogero dai ragazzi della via Dante.
Giuseppe Dacquì