Il giuramento nelle mani del Capo dello Stato e una scarna dichiarazione ai giornalisti fuori dal Quirinale: «E' a questo che stiamo lavorando», ha risposto il neo ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi a chi gli chiedeva se il nuovo Governo puntasse ad aprire tutte le scuole in presenza.
Se i dati sul Covid lo permetteranno, dunque, gli studenti non saranno più costretti a seguire le lezioni da casa con la Dad, seppure per alcuni giorni a settimana, ma potranno tornare sui banchi, tutti e sempre in presenza. Sui tempi, però, nessuna previsione. Lo stesso premier Draghi, secondo quanto riferito dalla ministra per le Disabilità Erika Stefani, ha fatto presente che «la scuola ha perso anni e non mesi».
Un’ombra che potrebbe ostacolare le lezioni in presenza sono gli eventuali sviluppi della mutazione inglese del virus: «Dobbiamo però dimostrare che questa nuova variante può ostacolare la normale attività scolastica. Se anche nel nostro Paese si evidenzierà che ragazzi e bambini sono portatori, certamente si deve chiudere, anche se questa prospettiva mi provoca un grande dolore», afferma il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo.
Oltre al ritorno in classe, i dossier che riguardano il mondo della scuola da affrontare subito sono tanti, come ricordano presidi e sindacati: dagli Esami di Stato al precariato, dalle vaccinazioni al corpo docente al nuovo contratto, dai gap da colmare sulla carenza di spazi a quello sulla povertà educativa. Ma il denominatore comune è uno: investire sulla scuola.
Sul primo giorno da ministro di Bianchi si è anche scatenata l'ironia del web, dopo che lo stesso economista aveva commentato la sua nomina di fronte ai cronisti con la frase: «Io ministro? Adesso l’ho imparato!». In seguito Bianchi ha poi chiarito: «E' un’espressione tipica emiliana. L’emozione del momento mi ha già fatto guadagnare un’imitazione del bravissimo Crozza, peraltro splendida».
Riguardo alle priorità da affrontare, puntuali sono arrivate le riflessioni dei sindacati. La Cisl, tramite la segretaria della Scuola Maddalena Gissi, punta sul piano vaccinale per il personale scolastico e sui presìdi sanitari scolastici «per evitare interruzioni e quarantene», ma anche sulla stabilizzazione di 200mila precari con un piano pluriennale attraverso una proposta di reclutamento strutturale che guardi sia ai concorsi ordinari che al riconoscimento dell’esperienza professionale accompagnata da percorsi di formazione in servizio, tenuto conto che già da quest’anno ci sono più di 75mila contratti cosiddetti covid che si aggiungono ai precari storici».