Pubblicato il: 10/07/2014 alle 09:38
Il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, al termine della riunione al Mise non nega la sua delusione in merito alla vicenda dello stabilimento Eni nella “sua” Gela e rinnova la sua intenzione di lottare per i diritti della Regione. “La Sicilia – commenta – chiederà un risarcimento miliardario se l'Eni confermerà nel piano industriale l'intenzione di abbandonare la Sicilia, chiudendo gli stabilimenti di Gela o Priolo. La Sicilia non può essere trattata come un limone, da un lato contribuisce col 70% alla produzione di petrolio estratto in Italia, dall'altro si pretende che poi la raffinazione venga fatta al Nord, questa è una scelta inqualificabile”.
Per il governatore “la chiusura a Gela danneggerebbe non solo l'occupazione ma anche la Regione per i mancati introiti legati alle attività produttive”.
Nel frattempo il vice presidente di sala d’Ercole Antonio Venturino ha chiesto Una convocazione urgente della Commissione Attività Produttive dell’Ars con i vertici dell’Eni. “L’Eni dovrà rendere conto delle motivazioni che ancora una volta hanno prodotto il solo risultato di spremere come una spugna il territorio, senza nulla dare in cambio – ha commentato Venturino -. Che fine ha fatto il piano investimenti di oltre 700 milioni di euro presentato alla Sicilia ed a questa istituzione? Un palazzetto dello sport a Gela è ben poca cosa rispetto al danno ambientale che l’azienda provoca al territorio. L’unica controparte possibile oltre alle misure compensative per il danno ambientale deve essere il mantenimento del livello occupazionale che anche grazie all’indotto si aggira intorno alle 3 mila unità. Trasformare il sito gelese in un deposito per di più delocalizzabile a piacimento in qualsiasi momento è una scelta gravissima. L’Eni non può umiliare i siciliani e questa istituzione – conclude il deputato – per queste ragioni è necessario che la commissione Attività produttive convochi subito i vertici dell’Eni per ricordare che le logiche del profitto non possono coincidere con l’impoverimento ambientale di quel territorio che offre anche la forza lavoro e che tanta ricchezza ha saputo già generare per l’Eni”.