Pubblicato il: 21/02/2023 alle 15:09
«Solo un errore progettuale… solo questo ha provocato il crollo». Nero su bianco, ma come d’altronde taluni aspetti erano già stati accertati dall’esperto nominato dalla corte d’Appello, lo ha rimarcato a chiare lettere la difesa di due dei quattro imputati al processo per il cedimento di una parte della scuola «Verga» di Serradifalco avvenuto dodici anni addietro. Era la mattina del gennaio 2011 quando un’ala interessata da interventi di ristrutturazione è venuta giù.
È la tesi, come già in primo grado, prospettata ieri in aula dall’avvocato Giuseppe Dacquì che assiste direttore dei lavori, il milenese Pietro Garrasi e il coordinatore della sicurezza Gaetano Cordaro. Con loro sono sotto accusa il titolare dell'impresa che si è aggiudicato l’appalto per la ristrutturazione, Franz Di Bella e responsabile del cantiere, Nunzio Anicito (assistiti dagli avvocati, Felice Giuffrè, Maria Donata Licata e Tommaso Tamburino) tirati in ballo per violazioni e mancato rispetto delle norme di sicurezza.
E già alla precedente udienza il procuratore generale facente funzioni, Antonino Patti, ha chiesto la conferma del verdetto di primo grado che s’è chiuso, nel marzo di due anni fa, con quattro condanne – gli stessi imputati ora in appello – e un’assoluzione che è divenuta definitiva. «Non c’è responsabilità da parte dei miei assistiti – ha sostenuto l’avvocato Dacquì – perché la struttura non era ammorsata da un lato… v’era una parete non attaccata alle altre tre, per cui lavoravano su una costruzione precaria, instabile, camuffata soltanto dall’intonaco». E, secondo lo stesso legale, questa situazione strutturale «ha ingannato l’impresa, il direttore dei lavori e la sicurezza.. si sono basati su indagini preliminari che non rivelavano questo errore progettuale.. non è stato evidenziato, anzi questo vizio è stato occultato». E per meglio rendere l’idea di quella che sarebbe stata l’anomalia costruttiva, la difesa ha riprodotto la scena utilizzando una scatola di cartone per mostrare come, togliendo via la copertura, se una delle pareti laterali non risulta fissata, tutto l’impianto è instabile.
Un aspetto questo del mancato ammorsamento, che era stato rilevato anche dal cattedratico Giuseppe Andrea Ferro, docente del politecnico di Torino, perito incaricato dalla stessa Corte. Da qui la richiesta di un verdetto con formula pienamente assolutoria perché «il fatto non sussiste», girato alla corte d’Appello presieduta da Maria Carmela Giannazzo (consiglieri Alessandra Giunta Giuseppe Tripi ). Nei confronti dei quattro imputati, il Comune di Serradifalco (assistito dall’avvocato Antonio Campione) si è costituito parte civile. E al termine del primo grado è stato riconosciuto allo stesso ente territoriale provvisionale di centomila euro in favore e un risarcimento dei danni da stabilire in sede civile.