Pubblicato il: 30/01/2016 alle 09:51
Èun messinese doc il nuovo capo della Sezione operativa di Salerno della Direzione investigativa antimafia. Letterio Romeo, 46 anni, tenente colonnello dell’Arma, ha lasciato la sua Sicilia – dove ha lavorato dal 2010 al 2013 come capo settore Investigazioni giudiziarie del Centro Operativo di Caltanissetta della Dia, poi come capo della Sezione operativa della Dia di Messina – per dare il cambio al vice questore aggiunto Antonio Galante, chiamato a dirigere la Squadra Mobile di Latina. Ma in passato Romeo ha guidato il comando del Reparto Operativo di Caltanissetta, coordinando numerose inchieste che hanno portato in carcere boss di Cosa Nostra del Vallone e della cosca di Riesi capeggiata dai fratelli Cammarata, risolvendo anche vecchi casi di lupara bianca. Romeno ha anche curato l'inchiesta sui fondi neri della Calcestruzzi Spa e i contatti con la mafia di Riesi. Uno degli investigatori di punta contro la criminalità organizzata che ha poi messo a disposizione anche alla Dia di Caltanissetta durante gli anni delle nuove indagini sulle stragi di mafia del 1992 che hanno permesso di svelare – grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza – il clamoroso depistaggio.
Tre lauree – in Giurisprudenza, conseguita presso l’Università “La Sapienza” di Roma; in Scienze politiche, conseguita presso l’Università di Trieste; e in Scienze della Sicurezza, conseguita presso l’Università “Tor Vergata” dove il tenente colonnello ha completato l’iter accademico con la laurea di secondo livello in “Scienze della Sicurezza interna ed esterna” – un master, onorificenze e encomi, l’ultimo ottenuto nel novembre del 2013 dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per il suo impegno nel contrastare la criminalità organizzata: “Spiccate qualità professionali e non comune senso del dovere”, queste le motivazioni del riconoscimento giunto al termine di una complessa attività d'indagine che ha consentito di individuare ulteriori mandanti ed esecutori della strage di Capaci. Otto le persone che finirono in carcere, sette delle quali appartenenti al Mandamento mafioso di Palermo – Brancaccio nell’operazione svolta tra Caltanissetta e Palermo tra giugno 2010 ed aprile 2013. Nell’aprile scorso l’elogio della Dia per aver coordinato una complessa indagine di natura patrimoniale a Messina nei confronti di un imprenditore siciliano contiguo a Cosa Nostra che portò al sequestro e alla confisca di beni per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro.