Insofferenza alle regole ed egoismo. Quello che sta accadendo in questi giorni in cui l'Italia si appresta ad affrontare la pandemia di coronavirus è sotto gli occhi di tutti. Il coronavirus non sta solo provocando il decesso di centinaia di anziani, portando allo stremo delle forze medici e infermieri impegnati a contrastare il virus, generando il collasso degli ospedali del Nord. Il virus sta portando alla luce anche i nostri punti deboli. Primo tra tutti l'insofferenza alle regole. A poche ore dalla bozza del decreto contro il coronavirus che prevede la 'chiusura' della Lombardia e di numerose province, in moltissimi si sono precipitati per salire sui treni in partenza da Milano verso il sud Italia. Centinaia di persone si sono riversate alla stazione Garibaldi, dove alle 23.20 è partito l'ultimo Intercity. I viaggiatori sono saliti sui vagoni anche senza biglietto, dicendo ai controllori di essere disposti a pagare la multa pur di poter restare a bordo. Insomma nel momento in cui il Governo prende una decisione a tutela degli italiani, gli stessi italiani, potenzialmente infetti si riversano in massa alla stazione per raggiungere il Sud Italia dove l'arrivo dell'epidemia potrebbe portare danni di gran lunga superiori a quelli della Lombardia. Chi viene dal Nord in questo momento rischia di far ammalare i propri parenti, di diffondere l'epidemia al Sud e di far collassare il nostro sistema sanitario. L'egoismo. In questi giorni lo abbiamo potuto toccare con mano proprio qui a Caltanissetta dove venerdì sera è arrivato il primo paziente colpito da coronavirus. Si tratta di una donna, di 48 anni, medico di Sciacca. Le sue condizioni sono stabili. Unico particolare: in tutta la provincia di Agrigento non esiste un reparto di Malattie Infettive. Il nostro sistema sanitario dunque si attiva per trovare una sistemazione alla paziente nell'ospedale più vicino e più idoneo. La scelta ricade su Caltanissetta dove uno dei migliori reparti che ci siano in tutta la Sicilia saprà dare la migliore assistenza alla paziente. Ma una volta data la notizia dai giornali i social si scatenano. La gente (per fortuna non tutti) non vuole che una malata di un'altra provincia venga nel "nostro" ospedale. Come se la sanità o l'ospedale fossero di proprietà di qualcuno e non di tutti. E allora il virus ci potrà insegnare qualcosa: primo fra tutti a riacquistare quell'umanità che si è persa. Perché domani uno di noi potrebbe avere bisogno dell'ospedale degli "altri". E forse le conseguenze disastrose per la nostra sanità e i nostri connazionali potrebbero finalmente insegnarci che anche noi, come i cittadini degli altri paesi, dobbiamo imparare a rispettare le regole. Rita Cinardi