No alla revisione del processo per un figlicida. Così lo ha ritenuto la giustizia in tutti i gradi del giudizio. Ma nel negare un nuovo processo, la Cassazione non ha chiuso definitivamente le porte in faccia al ricorrente. Anzi ha indicato la possibile strada perché , già condannato all’ergastolo, possa ancora contare su qualche chance.
Altre carte che potrà giocarsi l’imprenditore settantatreenne di Riesi, Stefano Di Francesco già condannato definitivamente al carcere a vita per l’uccisione del figlio il trentunenne Piero Di Francesco. La sentenza che ne ha cristallizzato la colpevolezza è del dicembre di sei anni fa.
E dopo il rigetto da parte della corte d’Assise d’Appello di Catania, che ha ritenuto che non vi fossero elementi meritevoli per la riapertura del procedimento conclusivo, ora anche la Suprema Corte si è pronunciata in tal senso. Ma, parallelamente, ha anche offerto spunti per una ulteriore, possibile, richiesta di revisione. Nuove perizie tecniche, in particolare, su spostamenti e tempi da parte dell’omicida.
Sì, perché la difesa – nella fase di revisione assunta dagli avvocati Vincenzo Vitello e Adriana Vella – aveva già posto l’accento su una nuova ricostruzione tridimensionale delle fasi esecutive del delitto, sulla base di nuove frontiere scientifiche. Tempi di percorrenza e dinamica, per i legali, così come li ha indicati il verdetto sarebbero impossibili. Perché tutto si sarebbe consumato nell’arco di tre minuti: il colpo con un oggetto che avrebbe ucciso il giovane, caricarne il corpo su una vecchia Mercedes parcheggiata nel piazzale dell’azienda di famiglia, appiccare il fuoco all’auto con il figlio dentro , poi, prendere la ruspa e simulare di voler spegnere l’incendio. Tutto nell’arco di quella manciata di minuti. Tra le 11.19 e le 11.21 del 9 gennaio di dodici anni addietro. Inverosimile, secondo la teoria difensiva. Ma una nuova consulenza , ancor più analitica, potrebbe rimescolare le carte e, dal punto di vista processuale, rimettere in discussione uno scenario, quello del «fine pena mai» per il padre, già blindato da tutti i gradi del giudizio.