Pubblicato il: 14/12/2019 alle 11:01
"Io a questo Stato ho regalato il 50 per cento della mia salute oltre all'affetto che mi ha fatto perdere di mio figlio per avere poi che cosa? Per essere indagata ingiustamente. Mi scuso, ma questo cosa non la tollero, soprattutto perché mi trovo nelle condizioni di dovere essere attaccata dai familiari del giudice Borsellino che io ho adorato, non la tollero perché profondamente ingiusta". E' scoppiata in lacrime durante la deposizione Annamaria Palma, la pm che coordinò le indagini sulla strage di via D'Amelio, al processo sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio. Palma è indagata per calunnia aggravata in concorso con un altro magistrato, Carmelo Petralia, dalla Procura di Messina.
"Faccio parte dello Stato e voglio contribuire alla ricerca della verità, intendo rispondere alle domande. Anche se il mio giudice naturale in questo momento è a Messina", ha detto Annamaria Palma, ex pm della procura di Caltanissetta. "Vincenzo Scarantino si voleva accreditare come collaboratore di giustizia, mostrava la volontà piena di collaborazione" ha detto Palma. "In quella prima fase a me Scarantino non diede affatto l'impressione sulla base di quello che dichiarava, di un collaboratore che non voleva collaborare. Cercava di rispondere al meglio alle domande, poneva anche delle precisazioni, faceva di tutto per accreditarsi come collaboratore insomma". Il falso pentito Vincenzo Scarantino "secondo me era molto furbo". "Scarantino era molto nervoso – ha detto Palma – era sempre fortemente preoccupato. Era geloso della moglie in maniera abnorme, geloso "come una scimmia", come si dice. Era furbo, riusciva ad afferrare le cose, capiva il senso di quello che uno diceva". E ha aggiunto: "Si può essere stupidi e avere una certa furbizia, ma le mie sono impressioni. Secondo me era anche furbo".
Palma – attualmente avvocato generale di Corte d'appello a Palermo e difesa dall'avvocato Roberto Tricoli – è stata citata, assieme al collega dell'epoca Carmelo Petralia, nel processo in cui sono imputati – in ordine al depistaggio delle indagini sulla strage del 19 luglio 1992 – di calunnia aggravata i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, componenti della squadra "Falcone-Borsellino" guidata da Arnaldo La Barbera che, tra le altre cose, arrestò Vincenzo Scarantino, il "picciotto" della Guadagna che si rivelò un "pupo vestito", un falso pentito. Palma e Petralia, (quest'ultimo è aggiunto a Catania), sono indagati per calunnia aggravata dalla procura di Messina.
"Preparare un collaboratore è una cosa che si è sempre fatta e molti pm continuano a farlo anche oggi. Non ha un significato di suggerimenti ma di spiegare a un collaboratore che non è mai entrato in un'aula di giustizia, come si svolgerà il dibattimento, chi si troverà davanti. Non c'è nessuna norma che vieti la cosiddetta preparazione", ha detto in aula la Palma. Nell'intercettazione, depositata solo di recente al processo sul depistaggio, Petralia, indagato con Palma a Messina per calunnia aggravata, diceva: "Scarantino, ci dobbiamo tenere molto forti perché siamo alla vigilia della deposizione", annunciandogli una visita con il procuratore Giovanni Tinebra e il capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera. Era l'8 maggio 1995. "Ci sarà tutto quanto lo sfaff delle persone che lei conosce, potrà parlare di tutti i sui problemi così li affrontiamo in modo completo e vediamo di dargli una soluzione – diceva Petralia – Contemporaneamente iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento". E oggi l'Avvocato generale di Palermo parla di una consuetudine da parte dei magistrati.
In aula presente anche Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ucciso il 19 luglio 1992 in via D'Amelio, assieme agli agenti della scorta. In apertura di udienza il presidente della Corte di assise, Francesco D'Arrigo, ha comunicato che i testi non hanno dato il consenso ad essere videoripresi e fotografati. L'avvocato generale Palma ha detto, riferendosi a Borsellino: "Dopo la morte di Paolo Borsellino andai a trovare la vedova, la signora Agnese, che mi accompagnò nello studio di Paolo. Sulla scrivania trovai un'agenda. Le chiesi se potevo sfogliarla e disse di sì. Era un'agenda in cui Paolo annotava tutti i suoi spostamenti ed era ferma al 17 luglio 1992"
Nelle scorse udienze la procura di Caltanissetta – l'aggiunto Gabriele Paci e il sostituto Stefano Luciani – ha depositato agli atti del processo le trascrizioni integrali delle conversazioni intercettate tra il falso pentito Vincenzo Scarantino, i suoi familiari e alcuni pm che gestivano la sua collaborazione con la giustizia. Per l'accusa queste intercettazioni provano il depistaggio sulle indagini.
In aula è anche scoppiata una bagarre che ha costretto il presidente Francesco D'Arrigo a sospendere l'udienza per cinque minuti. A fare scoppiare la lite è stata una frase dell'avvocato generale dello Stato Annamaria Palma. "Io venivo attaccata in aula dai difensori degli imputati che oggi sono parte civile", ha detto Palma. E' intervenuto l'avvocato Giuseppe Scozzola, che difende Gaetano Scotto e Vincenzo Orofino che furono condannati ingiustamente per il processo Borsellino. "Se noi siamo parte civile è perche siamo stati calunniati", ha detto. E la Palma: "Lei sedeva a difendere gli imputati". E Scozzola alzando ancora di più la voce: "Imputati che sono stati assolti e revisionati". E ha aggiunto: "La smetta. Non permetto che un indagato di reato connesso faccia queste affermazioni". A questo punto il Presidente D'Arrigo ha sospeso l'udienza per cinque minuti. Fiammetta Borsellino, presente in aula, è rimasta impassibile ad ascoltare il botta e risposta tra l'avvocato generale di Palermo Palma e l'avvocato Scozzola.