Marito, moglie e testimone di nozze, hanno patteggiato la pena a 6 mesi e sei giorni, pena sospesa, oltre a 2.220 euro di multa e alle spese processuali per avere diffuso immagini sessualmente esplicite. Un revenge porn, se così si può chiamare, per una cosa che magari era nata quasi come una gogliardata ma che gogliardata proprio non è. Come scrive “Ragusaoggi”, una donna, rappresentata dall’avvocato Luca La Cava, aveva inviato del materiale sessualmente esplicito al suo amante almeno alcuni anni prima del reato contestato.
La relazione nel momento in cui le foto iniziano ad essere diffuse, è finita da anni ma quelle foto erano ancora nel telefono dell’uomo che lo aveva dato alla sua testimone di nozze. Scoperte le foto, inizia la “curiosità” di capire chi fosse quella donna e “anche se viene esclusa l’aggravante dell’intento persecutorio, quella foto viene inviata in ambito famigliare. Ma il giro si allarga in poco tempo e quella immagine viene diffusa ad altri soggetti. La ex amante ha denunciato i fatti e sono stati condannati marito, moglie e la testimone di nozze, tutti poco più che trentenni, difesi dagli avvocati Vito Cutrera, Isabella Linguanti e Giovanni Picci. La vicenda proseguirà in sede civile, con la richiesta di risarcimento danni; ma la questione potrebbe interessare anche altri soggetti che hanno rilanciato quelle immagini.
La condanna inflitta dal gip Ivano Infarinato, presso il Tribunale di Ragusa, e patteggiata con il Pm Silvia Giarrizzo (pm di udienza Martina Dall’Amico) nasce dal “revenge porn” che punisce chiunque “dopo averli realizzati o sottratti, invia consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate”. La pena edittale va da 1 a 6 anni di reclusione e la multa da 5.000 a 15.000 euro. Un reato, quello del revenge porn, molto attuale in Italia e che purtroppo a volte ha portato anche a tragedie.