Pubblicato il: 04/08/2022 alle 11:37
Nello Musumeci ha convocato la giunta per mezzogiorno. In quella sede comunicherà agli assessori che ha deciso di dimettersi. Un passaggio informale – scrive Giacinto Pipitone sul Gds.it – che servirà anche a varare una valanga di provvedimenti di fine legislatura chiudendo così tutti gli ultimi fascicoli ancora aperti nei dipartimenti. Oggi stesso Musumeci chiederà per lettera a Gianfranco Micciché di convocare l’Ars in seduta straordinaria per “comunicazioni del presidente”. La stessa procedura che seguirono sia Cuffaro che Lombardo quando si dimisero nel 2008 e nel 2012.
In realtà Gianfranco Micciché ha già convocato l’Ars. Ieri sera al termine della seduta in cui è stata approvata ma la maxi manovra da 911 milioni il presidente dell’Ars ha convocato l’aula per domani alle 11. Ma da Palazzo d’Orleans filtra che non può essere quella l’ora X in cui Musumeci comunicherà ufficialmente le dimissioni. A quell’ora il governatore sarà a Catania per la posa della prima pietra della nuova cittadella giudiziaria. Allo stesso modo da Palazzo d’Orleans filtra che, sempre domani, il governatore dovrà essere alle 19 a Ribera per un’altra inaugurazione. Dunque nella lettera Musumeci chiederà a Micciché di fissare la seduta per le sue dimissioni nel primo pomeriggio.
A quel punto scatterà il countdown verso il voto anticipato, fissato per il 25 settembre insieme alle Politiche. E contemporaneamente scatteranno termini di legge che scadenzeranno questa fase: le liste vanno presentate fra il 24 e 25 agosto, appena quattro giorni dopo la scadenza per le liste delle Politiche. Su questo timing scommette Musumeci, che vede in Forza Italia, Lega, Mpa e centristi frizioni per la individuazione del suo successore. La proposta di Miccichè, che ha lanciato Stefania Prestigiacomo, non scalda gli alleati. E non a caso ieri all’appello all’unità della candidata in pectore non ha risposto nessuno, nemmeno dai banchi di Forza Italia.
Mpa e Udc giocano in questa fase partite parallele che influenza gli accordi sulla candidatura alla presidenza. I centristi sono obbligati a trovare spazio in liste di partiti nazionali, anche alle Regionali, per evitare che il traino delle Politiche ai simboli di Salvini, Meloni e Berlusconi li penalizzi facendo loro fallire lo sbarramento del 5%.
In questo quadro Musumeci si metterà alla finestra. Certo però di un posto nella lista di Fratelli d’Italia per la Camera o il Senato e della promessa della Meloni: un ruolo da sottosegretario nel prossimo governo. Ma il punto è che con le dimissioni anticipate il governatore compie l’ultima mossa a cui aggancia le residue speranze di essere ricandidato alla presidenza della Regione. Speranze, va detto, davvero residue.