Pubblicato il: 10/09/2018 alle 16:33
Si ispira al principio della «bigenitorialità perfetta» e punta a riscrivere la legge del 2006 sull'affido condiviso dei figli dopo separazioni e divorzi.
Il testo presentato ha fatto molto discutere perché in caso di approvazione porterebbe alla cancellazione dell'assegno di mantenimento, all'istituzione del doppio domicilio per il minore e introdurrebbe l'obbligo della figura del mediatore familiare in caso di minori.
"Stop ai papà ridotti a padri-bancomat o a genitori della domenica", ha detto Pillon commentando la proposta, i cui punti fondamentali riguardano la mediazione familiare concepita come obbligatoria per coppie con figli, la possibilità di affido condiviso con tempi previsti paritari, il mantenimento diretto dei figli minori, i provvedimenti di contrasto a ogni forma di alienazione o estraniazione dei minori.
Particolare attenzione alla questione assegno di mantenimento: questo di fatti verrebbe cancellato perché i figli avrebbero due case, doppio domicilio e tempo, equamente diviso, tra mamma e papà. A meno che i genitori non si accordino in modo diverso i figli dovranno trascorrere non meno di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti, sia con la madre che con il padre. In questo modo si garantisce «un rapporto equilibrato e continuativo con entrambe le figure genitoriali».
I coniugi con figli minori per ottenere la separazione dovranno essere, per legge, seguiti da un mediatore familiare. Una figura che dovrà guidare gli ex coniugi a gestire, nel miglior modo possibile per i figli, la separazione. Il ddl fissa la durata massima della mediazione a sei mesi e stabilisce che gli incontri con il mediatore saranno a pagamento.
La proposta ha già scatenato le prime proteste e la rete «Dire» dei centri antiviolenza ha lanciato una petizione su Change.org e indetto una grande manifestazione a Roma il 10 novembre prossimo. Il timore, per le associazioni che difendono i diritti delle donne vittime di violenza domestica, è quello che la legge «comporterebbe per le donne, con minori risorse economiche, l'impossibilità di chiedere la separazione e mettere fine a relazioni violente».