Pubblicato il: 08/07/2013 alle 10:47
In tema di accoglienza agli immigrati è una voce privilegiata quella di don Alessandro Giambra, irrefrenabile parroco di San Pio X a Caltanissetta, che in questi anni ha sempre dato una mano non soltanto ai tanti italiani in difficoltà, ma anche ai tantissimi immigrati arrivati nel capoluogo nisseno e senza un punto di riferimento. Umanità smarrite. Le parole di oggi di Papa Francesco da Lampedusa contro l'indifferenza verso gli ultimi, i fratelli e le sorelle uccisi dall'indifferenza, SEGUONEWS ha voluto commentarle con don Giambra. “Sono state parole bellissime, che devono farci riflettere sull'indifferenza. Non abbiamo più la capacità di pensare alla sofferenza che affronta l'uomo. C'è tanto Erode in ognuno di noi, che esprimiamo con l'omertà e l'indifferenza. Le parole del nostro Papa sono un inno alla speranza, a diventare veramente un faro di solidarietà, ad essere scoglio per l'approdo degli altri.
“Ècon questo linguaggio semplice, con un contatto genuino che la Chiesa deve parlare. I pastori dovrebbero fare l'odore delle pecore. Basta guardare l'altare da dove oggi ha celebrato la Messa – aggiunge il dinamico parroco di periferia -. Non c'erano barriere, nessun distacco. Èun messaggio per tutti noi, rivolto all'essenzialità dell'annuncio del Vangelo. ÈGesù il primo immigrato che fugge dalla persecuzione, portato da Giuseppe – dice don Alessandro Giambra -. Non sono soltanto parole dedicate ai migranti, ma a tutti noi. Èun messaggio globale, alla società che è chiamata ad accogliere e a piangere chiunque si trovi in difficoltà. Per colpa di questa globalizzazione oggi il nostro mondo è isolato. La nostra terra, la nostra Sicilia, è approdo di migranti ma è una porta di uscita per molti giovani che decidono di andare via da qui per emigrare. Un grande paradosso, un fenomeno sociale che si è capovolto”.
Concetti forti, come d'altronde è nel suo inconfondibile stile, quelle di Alessandro Giambra. Non frasi d'effetto, ma parole efficaci. Che vanno dritto al cuore del problema. Un'analisi che guarda anche al futuro di Caltanissetta, terra che accoglie immigrati disperati ma dove la gente non se la passa benissimo. “C'è molta indifferenza in questa città, si parla già di candidati a sindaco. Ma queste persone sanno a cosa vanno incontro? A quale responsabilità devono affrontare amministrando una città alla deriva, sopratutto socialmente? Si parla di ruoli, di incarichi, di posti, ma non si discute più dei problemi seri dei cittadini. Allora che la presenza del Papa oggi a Lampedusa, serva da monito a tutti, anche a chi governa questa città”.
Nel centro Madre Speranza diretto da don Giambra, vi sono dei ragazzi che hanno seguito dei corsi di formazione per diventare cuochi che ogni giorno preparano 45 pasti seduti e 35 da asporto per gente in difficoltà. Sono gli allievi del corso “Operatore della ristorazione” svoltosi presso l’Eap Fedarcom Caltanissetta, che hanno accolto con entusiasmo la possibilità di mettere a disposizione le competenze culinarie acquisite a favore della persone più bisognose. Con un nobile atteggiamento di solidarietà, apertura ed empatia, infatti, in questi giorni gli allievi hanno preparato dei pasti solidali, che sono stati distribuiti gratuitamente e consumati a tavola, creando un punto di ristoro e un luogo di aggregazione sociale e familiare per tanti bisognosi. Una intensa esperienza quella vissuta per Giuseppe Frasca, Roberta Castiglione, Marco Mirisola, Giuseppa Puma, Francesco Giarratano, Paolo Sanfilippo, Angela Paladino, Aurelia Cosentino, Patrizia Lo Monaco e Davide Caravello. (nella foto)