Pubblicato il: 08/11/2013 alle 16:39
Domani, 9 novembre, le Reliquie di Don Bosco, Padre fondatore dell’ordine dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, faranno tappa a Caltanissetta e a San Cataldo. Un momento di fede e preghiera ma anche di riflessione per il messaggio che questo religioso così appassionato dei giovani, ha voluto trasmettere alla sua generazione e quelle future.
A quasi 200 anni dalla nascita del Beato – il bicentenario sarà celebrato ad agosto del 2015 – rimane ancora attuale l’insegnamento di Don Bosco e il suo amore nei confronti dei giovani, esseri così bisognosi di una guida. “Oggi non riusciamo più ad ascoltare i giovani – spiega Padre Alessandro Giambra, Cappellano dell’Istituto Penale Minorenni di Caltanissetta e parroco della chiesa San Pio X-, a comprendere il loro disagio e a offrire quei punti di riferimento necessari per garantire una crescita e uno sviluppo sano dell’individuo”.
“Tutti noi dovremmo prendere ad esempio Don Bosco – ha continuato il parroco -, un uomo che scendeva per strada a raccogliere i giovani e portarli all’oratorio; un uomo carismatico capace non soltanto di garantire autorità ma anche autorevolezza; un uomo capace di non dare spazio alla solitudine dell’individuo e di trarlo dalla morte interiore insegnandogli un mestiere e offrendogli un’occasione per riscattarsi nella vita”.
Qual è allora il problema che viviamo nel XXI secolo? Come uscire da questo impasse? Padre Alessandro non esclude nessuno e invita tutta la comunità a collaborare per risolvere il disorientamento vissuto dai giovani che troppo spesso si nascondono dietro le realtà virtuali offerte da internet, per re-insegnare ai genitori il ruolo di educatori e non di “tassisti tra un’attività ludica e una sportiva”, per creare dei percorsi sinergici tra le differenti agenzie educative.
“La chiesa non è una monarchia né una democrazia ma, semplicemente, una comunità che deve essere capace di sensibilizzarsi nei confronti dei problemi attuali e a vincerli”. In questa ottica il parroco avverte la necessità di un risveglio delle coscienze e un impegno attivo nella formazione dei giovani non soltanto da parte dei preti ma anche di altri laici, figure carismatiche – credenti e credibili – capaci di ascoltare singolarmente i giovani e creare dei percorsi educativi costruiti con i diretti interessati in modo che ciascuna attività realizzata possa essere veramente efficace. Don Bosco non vedeva le parrocchie come stazioni di servizio per i giovani – continua il cappellano – ma micro comunità nelle quali forgiare il proprio essere e fungere da servizio per il prossimo”.
E’ proprio nell’ottica del recupero della persona umana e di una funzione non celebrativa ma significativa del viaggio intorno al mondo delle reliquie di Don Bosco che Padre Alessandro ha chiesto e ottenuto, una sosta all’Istituto Minorile: “Quei giovani, più degli altri, hanno bisogno di credere che al di fuori di quei cancelli c’è una comunità che li ama e li sostiene”.