Pubblicato il: 16/08/2017 alle 19:20
"Sì, sono stato io a uccidere mia sorella. Mi trattava come un ragazzino, razionava i soldi. Guadagnava solo lei e ogni volta decideva lei quando e quanti darmene". Maurizio Diotallevi, 62 anni, crolla dopo 10 ore di interrogatorio in Questura. E detta il movente di un delitto orrendo nelle sue modalità. Maurizio ha ucciso la sorella Nicoletta, 59, nell'appartamento che i genitori avevano lasciato loro in eredità, in via Guido Reni 22b, e che i fratelli Diotallevi dividevano. Maurizio ha strangolato Nicoletta, poi ha fatto a pezzi il suo corpo usando una sega. Gettando poi le diverse parti dei poveri resti di Nicoletta nei cassonetti. Le prime a essere ritrovate sono state le gambe, finite in viale Maresciallo Pilsudski, nel quartiere Parioli. Il resto del corpo praticamente sotto casa, in via Guido Reni. "Non entrava tutto intero in un sacco, ho duvuto prendere una sega e tagliarlo" ha spiegato Maurizio Diotallevi, fermato per omicidio e occultamento di cadavere.
Il padre dei due fratelli era un alto ufficiale dell'Esercito ma, secondo le prime informazioni, i due fratelli Diotallevi avevano problemi economici. Per sostentarsi affittavano anche a studenti una stanza dell'appartamento. Sembra che in casa lavorasse solo la donna e che l'uomo facesse spesso richieste di denaro. Non è escluso che a far scattare l'ira dell'uomo possa essere stata una richiesta di soldi respinta dalla sorella. "Siamo sconvolte – racconta una condomina – erano persone perbene, con dei valori. Non sappiamo cosa possa essere accaduto".
Decisive per le indagini le immagini delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso un uomo scendere di casa in via Guido Reni con un grosso sacco, poi ancora all'1.30 di ieri in via Pilsudski mentre gettava l'involucro contenente le gambe nel cassonetto di viale Pilsudski. Il palazzo in cui abitavano i due fratelli sorge tra una caserma dell'esercito e una delle sedi della Questura di Roma, davanti alla scuola superiore di polizia. Ecco perché l'intera area è ampiamente sorvegliata dalle telecamere di sicurezza. Poco più in là ci sono anche il Maxxi, il museo d'arte contemporanea, e il Guido Reni district, galleria d'arte e spazio dedicato ad eventi.
Sul posto la sezione omicidi della Squadra Mobile coordinata dal pm Marcello Cascini. L'episodio fa tornare in mente il caso del 2011 del busto di donna ritrovato al Divino Amore. Con la differenza che quella storia è rimasta un giallo senza soluzione. (Federica Angeli e Giuseppe Scarpa, Repubblica.it – https://roma.repubblica.it/cronaca/2017/08/16/news/roma_trovate_in_un_cassonetto_due_gambe-173135446/?ref=RHPPLF-BL-I0-C8-P1-S1.8-F8)