Pubblicato il: 22/11/2013 alle 10:52
Giuseppe Alferi
Altro duro colpo ai patrimoni mafiosi accumulati dai boss del Nisseno. Èstimato 800mila euro il tesoretto riconducibile al gelese Giuseppe Alfieri, detto Peppe u verru, capo dell'omonimo clan a Gela sgominato quest'anno con l'operazione Inferis. Oggi la Squadra Mobile di Caltanissetta guidata da Marzia Giustolisi ha notificato il decreto di sequestro dei suoi beni e altri intestati ai suoi familiari emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale. Alfieri attualmente è detenuto nel carcere di Viterbo in regime di 41 bis. I beni finiti sotto chiave sono un terreno a Gela, in contrada Valle Monacella, della consistenza di 3 ettari 17 are 70 centiare; un
fabbricato rurale sito a Gela, nella zona di da Valle Monacella, della consistenza di 78 centiare; fabbricato a Gela in via Socrate di 5 piani; un terreno a Gela in zona Albani di Roccella, della consistenza di 2 are e 89 centiare; un terreno a Gela, in contrada Albani di Roccella, della consistenza di 1 are e 6 centiare; un terreno sito in Gela in contrada Albani di Roccella, della consistenza di 60 are e 95 centiare; autovettura Mercedes Classe A; autovettura Mitsubishi Pajero 2.5 td; autocarro Iveco; autocarro Iveco.
Le indagini patrimoniali che hanno fatto scaturire il sequestro sono state effettuate dai poliziotti della Sezione Criminalità Organizzata della Mobile di Caltanissetta, che hanno evidenziato una netta sproporzione tra il reddito dichiarato dal boss ed il valore dei beni direttamente e indirettamente riconducibili al lui, il cui valore ammonta a circa 800.000 euro.
Il gruppo Alfieri aveva messo sotto scacco la città di Gela, compiendo estorsioni, incendiando auto o eseguendo attentati su commissione, commettendo furti, prestando soldi a strozzo, e addirittura occupando case popolari che poi venivano affittate abusivamente agli inquilini irregolari pur essendo regolarmente assegnate, imponendo il prezzo delle angurie nel periodo estivo, o saccheggiando rame e ferro dai cantieri o dalle campagne, intimidendo commercianti che non pagavano il pizzo con colpi di pistola ai negozi o alle case. Un ruolo di spicco è stato attribuito a Peppe U verru, oggi destinatario del provvedimento di sequestro, che in qualche modo s'era creato un clan autonomo con molti affiliati che s'era contrapposto alle due organizzazioni mafiosi già radicate a Gela, come Cosa Nostra e Stidda.