Pubblicato il: 19/07/2021 alle 14:27
In questi ultimi anni ci è sembrato di vedere la nostra San Cataldo, ridente cittadina del Nisseno, come un paese rattristito e spento, dove le divisioni e i personalismi hanno offuscato i suoi migliori tratti identitari. Oggi è forte in molti di noi l'esigenza incondizionata di rinnovamento, di voltare pagina, di scrivere una nuova storia per recuperare la comunità sancataldese in un contesto di democrazia e serietà attraverso un processo di ascolto delle diverse sensibilità. Oggi più che mai, in un momento storico che ci ha privati della vita sociale imprigionandoci nell’isolamento, abbiamo il forte bisogno di riappropriarci della nostra città.
Si esce dalle crisi amando e apprezzando la vita più di prima, con maggiore voglia di reagire e fare insieme, sicuramente con accresciuta solidarietà. È, pertanto, necessario utilizzare questo momento particolare per pensare sin da subito un’agenda per la ripartenza. Durante il lock-down abbiamo osservato la nostra città dalle finestre di casa o dallo schermo del pc. Una città vuota, immobile. Di qui l’urgenza di valorizzare gli spazi comuni e condivisi, definendo una visione non solo architettonica o puramente sociale, ma aperta alle altre persone. Lo spazio non è semplicemente un contenitore ma un contesto socio-culturale d’incontro. Si chiede in tal senso una rinnovata disponibilità al campo dell’architettura.
San Cataldo deve tornare a essere un motore dell'immaginario, capace di essere ospitale, di offrire sicurezza, di generare narrazioni, di proporre possibilità di lavoro, di aumentare il rapporto con la natura, di mettere in moto emozioni e sorprese, di educare alla vita e alla bellezza civile riacquistando la sua vera urbanità. Non si può ripartire prescindendo dalla vera risorsa del nostro paese che è il cittadino, il sancataldese- Tutti – giovani, anziani, artigiani, commercianti, professionisti – devono convergere in un progetto condiviso di rilancio di San Cataldo.
La nostra città deve essere una potente generatrice di libertà, diritti, uguaglianze, cultura e luogo della pluralità e della relazione: un sistema di individui sociali che escono dalla propria casa e si rapportano, con nuove e più adeguate precauzioni sanitarie, con il ricco tumulto della comunità, tornando a esercitare una fruttuosa socialità. Inclusione sociale e rigenerazione delle zone urbane sono una vera priorità.
La pandemia ci ha insegnato ad apprezzare la vita all’aperto. Per questo servono spazi per il gioco dei bambini e per l’attività fisica dei giovani (anche con piste ciclabili). Ma anche spazi, non solo fisici, per i nostri anziani. Dobbiamo puntare alla coltivazione locale del nostro cibo: un cibo accessibile a tutti attraverso l’organizzazione di mercati degli agricoltori e cooperative alimentari. E ancora: cultura, spazi polifunzionali per facilitare l’incontro tra artisti, la loro formazione e lo sviluppo delle loro arti. Portiamo il teatro e il cinema nello spazio pubblico. Riutilizziamo edifici dismessi per accogliere funzioni condivise. Quel concetto di “nei pressi della propria abitazione”, che ha caratterizzato la quarantena, potrebbe diventare un progetto di città riempiendo questi “pressi” di spazi verdi e attività produttive.
Insomma, vogliamo costruire una “nuova” San Cataldo: solida e resiliente, in grado di attrarre capitale umano ed economico, sicura, accogliente, autorevole, solidale, culturalmente dinamica, civile, vivibile, ecosostenibile, trasparente e partecipata, pronta per affrontare ogni sfida globale presente e futura. San Cataldo deve essere un punto di riferimento per l’intero territorio del centro Sicilia. Prima, però, accettando l’invito lanciato pubblicamente da Peppe Scarantino, dobbiamo ritrovare il senso di appartenenza e l’orgoglio di essere sancataldesi.
Grazia Maria Nicosia