Pubblicato il: 10/05/2024 alle 11:45
La crisi idrica nelle province di Agrigento Caltanissetta ed Enna non fa che aggravare una condizione di fragilità e marginalità produttiva, economica e sociale che investe da anni queste aree interne, Invasi semi vuoti e precipitazioni scarse, ma intanto nelle condotte delle tre province si continua a disperdere oltre il 50% dell’acqua immessa. Il riutilizzo dei reflui per l’agricoltura è quasi un miraggio, mettendo in sofferenza agricoltori e allevatori, anche perché non sono in funzione i depuratori, la rete idrica è fatiscente, tanto che ogni due giorni c’è una comunicazione di interruzione di acqua, gli invasi sono insufficienti e inadeguati.
Questo lo scenario attuale che si intreccia con altre questioni ataviche presenti nelle tre province, collegamenti viari desueti, riduzione della popolazione residente e dei livelli occupazionali, all’aumento della disoccupazione, al ridimensionamento della ricchezza generale e infine al deterioramento della qualità della vita e dei servizi al cittadino e alle imprese.
Da mesi, ormai, si registra una mancanza di acqua, a causa certo della siccità, ma è chiaro a tutti che il problema non è solo la scarsità di precipitazioni piovose, ma la mancata programmazione rispetto alle infrastrutture che insistono sui territori, e sulle quali da diversi decenni non si fanno gli interventi opportuni. Le risorse ci sono, e ci sono state anche in passato, ma il problema reale è che non sono state utilizzate.
Nei territori di Agrigento Caltanissetta Enna c’è la presenza di un buon numero di dighe, eppure le stesse non sono utilizzate per la loro capienza perché piene di sabbie e detriti che non si è provveduto a svuotare, pertanto l’acqua che arriva viene riversata in mare. E’ chiaro che con la giusta e soprattutto tempestiva pulizia degli invasi, oltre alla manutenzione ordinaria delle tubature, non si sarebbe parlato oggi di crisi idrica.
Non è possibile intervenire solo quando si palesa l’emergenza, le istituzioni locali di propria competenza hanno il dovere di intervenire in maniera celere perché a volte il problema non è la mancanza di fondi ma il loro mancato utilizzo per responsabilità delle istituzioni. I servizi idrici sono un’attività industriale che deve essere organizzata, gestita e regolata, e per farlo servono competenze e istituzioni attente.
Senza dimenticare che oltre il danno c’è la beffa. I cittadini di Agrigento, Caltanissetta ed Enna pagano le tariffe superiori al doppio della media nazionale. Al fine di vedere nuovi aumenti è necessario che i gestori dell’acqua utilizzano di più le risorse pubbliche riducendo progressivamente gli investimenti privati che invece pesano sulle tasche degli utenti e abbassare il prezzo di acquisto dell’acqua da parte di Siciliacqua.
E’ necessario che le istituzioni si concentrino su una vera riprogrammazione, in una visione strategica delle infrastrutture delle aree interne a partire dalla manutenzione degli invasi e il loro utilizzo ad un uso plurimo, incrementando il riuso delle acque reflue affinate e la produzione di acqua dissalata, creando però nuovi dissalatori e non prospettando soluzioni improbabili come il ripristino dei dissalatori esistenti di Gela o Porto Empedocle che essendo stati abbandonati ormai da parecchi anni sono diventati ferri vecchi che non sarà possibile rimettere in funzione sia per una questione di costi che di tempo. Infine è importante che le istituzioni locali mettano in campo serie campagne di sensibilizzazione dei cittadini rispetto ad un uso consapevole della risorsa.
Sarebbe opportuno, quindi, come già si sta facendo a livello regionale, e come già avviato dalla Prefettura di Enna per il prossimo 14 maggio, attivare tavoli tra istituzioni, organizzazioni sindacali e imprenditoriali per fare il punto sulla crisi idrica in atto allargando la platea della rappresentanza a tutte le categorie, e con le ATI (assemblea territoriale idrica) per verificare lo stato degli investimenti nei nostri territori.
La Segretaria Generale della Cisl Agrigento Caltanissetta Enna
Carmela Petralia
sto ritornello e vecchio fate tavoli tecnici e sedie a sdraio ma il problema rimane
il tumore si toglie alla radice fate dei verbali a caltaqua e siciliacqua per l’acqua persa cn le rotture programmate perché le rotture c’erano ma loro se ne sbattevano altamente e poi magari potrete fare 4 tavoli tecnici e inutile che fate tavoli tecnici quando poi ce un guasto alla condutture e passano anni per ripararla accontentandosi di buttarla a terreno e nn bloccare la falla