Pubblicato il: 09/02/2016 alle 10:23
Il pentito Elia Di GatiTutti colpevoli, ma non di sequestro di persona bensì di estorsione aggravata. Si ridimensionano le accuse nei confronti di tre nisseni accusati a vario titolo di aver avuto un ruolo nel sequestro di un ex steward della Ryanair per estorcergli soldi. Questa mattina i Gup del Tribunale di Caltanissetta, David Salvucci che li ha processati col rito abbreviato, ha sì ritenuto responsabili i tre imputati – Antonino Marcello Ferraro (difeso dall'avvocato Sergio Iacona), Eros Bruzzaniti e il collaboratore di giustizia Elia Di Gati – ma ha riqualificato l'originaria accusa di sequestro di persona a scopo estorsivo in estorsione aggravata dal metodo mafioso. La pena più pesante è stata inflitta a Ferraro, condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione oltre a pagare una multa da 4.600 euro, così come l'accusa di estorsione ha retto anche per il pentito Di Gati, grande accusatore in questo processo, al quale sono stati inflitti 1 anno, 8 mesi e 20 giorni oltre a 400 euro di multa e il riconoscimento di tutti i benefici previsti per i collaboranti.
Cade l'accusa “madre” per Eros Bruzzaniti (difeso dall'avvocato Dino Milazzo) che invece il giudice ha riconosciuto colpevole di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ed è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione, più al pagamento di una multa di 2.234 euro. Anche lui, come gli altri, era stato accusato dai magistrati dell'Antimafia nissena di aver partecipato al sequestro dello steward, anche se poi il Tribunale del Riesame ridimensionò l'accusa solo in sequestro di persona. Pene esemplari erano state chiese dall'allora pubblico ministero Giovanni Di Leo: 16 anni a testa per Ferraro e Bruzzaniti e 3 anni e 8 mesi per il pentito Di Gati, assitito dall'avvocato Vania Giamporcaro. Il teorema accusatorio è stato duramente contestato dagli avvocati Milazzo e Iacona per le posizioni di Bruzzaniti e Ferraro, ritenendo che le modalità del sequestro così come ricostruite presentavano parecchie contraddizioni, nè erano paragonabili ai clamorosi sequestri di persona tipici delle bande sarde o calabresi.
L’ex assistente di volo, un giovane di Caltanissetta nel 2009 venne prelevato da una villetta di Xiboli dov’era in corso una festicciola. Fu il pentito Di Gati a raccontare l’episodio alla Squadra Mobile e ai magistrati quando decise di saltare il fosso, riferendo che quella sera insieme a Bruzzaniti e ad altri ragazzi lo costrinse ad andare a casa per consegnargli una somma di denaro – si è parlato di 5mila euro in parte in sterline – ottenuta dalla liquidazione del Tfr. Nino Ferraro entrò in una seconda fase, quando fu lo stesso steward a interpellarlo perché mediasse con Elia Di Gati, consegnandogli una parte dei soldi e un computer.