Pubblicato il: 07/11/2014 alle 09:44
L’accusa con la quale è finito agli arresti domiciliari un poliziotto in servizio al commissariato del Carmine, nel cuore multietnico di Brescia, è pesante: aver fatto sparire due etti di cocaina negli ultimi 3 anni, probabilmente per rivenderla, o per uso personale. Per questo i suoi colleghi hanno suonato a casa dell’assistente capo Vito Trupia, 37 anni, di Caltanissetta, con in mano il mandato d’arresto per peculato firmato dal sostituto procuratore Samek Lodovici. L’agente era a uno dei pochi ad avere le chiavi del deposito dove viene conservata la droga prima di finire distrutta. E i colleghi hanno appunto constatato negli anni i piccoli e continui ammanchi. La mattina del 7 novembre è previsto l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Luca Tringali. Ad accorgersi degli ammanchi e a ravvisare le anomalie dando impulso alle prime fasi dell'inchiesta su Trupia, sono stati i suoi stessi colleghi del Commissariato Carmine, che pur davanti ad un compagno di lavoro da ben 9 anni in servizio in via Capriolo, non hanno esitato a far prevalere le ragioni del dovere e della divisa sui rapporti personali.
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