Pubblicato il: 07/11/2016 alle 13:57
Dino Calì, condannato a 20 anni
La Corte d'Assise d'Appello di Catania ha condannato a 20 anni di reclusione l'impresario di onoranze funebri Diego Calì, detto Dino, riconoscendolo colpevole di associazione mafiosa e di essere il mandante del delitto del cugino e rivale in affari Salvatore Calì, ammazzato la sera del 27 dicembre 2008 davanti al suo negozio di via Roma, a San Cataldo. I giudici etnei, inoltre, hanno condannato a 4 anni e 8 mesi per mafia Salvatore Lombardo, giovane bracciante di Marianopoli.
I due imputati – difesi dall'avvocato Antonio Impellizzeri – erano tornati sotto processo dopo che la Cassazione aveva annullato le condanne inflitte dalla Corte d'assise d'appello di Caltanissetta. Secondo l'accusa dei magistrati della Dda nissena, Dino Calì si sarebbe servito di una cosca di sanguinari pastori per impossessarsi del monopolio delle onoranze funebri, settore che a San Cataldo è ricollegabile a una cerchia familiare e che negli ultimi venti anni ha sprigionato una violenta faida. A Dino Calì, inoltre, la Corte d'Assise d'Appello di Catania presieduta da Luigi Russo ha imposto la misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni al termine dell'espiazione della pena, condannandolo inoltre al pagamento delle spese processuali sostenute da Patrizia Caruso, vedova di Totò Calì, dei figli Luigi, Stellina e Giuliano, e ancora dal Comune di San Cataldo e dall'associazione antiracket e antiusura “Rosario Livatino”, parti civili con gli avvocati Raffaele Palermo e Donatella Baglio Pantano. Non solo: Dino Calì, che attualmente è libero, dovrà pagare una provvisionale di 75mila euro a testa alla moglie e ai tre figli di Calì. Fra 90 giorni i giudici depositeranno le motivazioni della sentenza, che la difesa appellerà in Cassazione sollecitando ancora una volta l'insussistenza delle accuse mosse a Calì e a Lombardo. FOTO ARCHIVIO