Pubblicato il: 22/05/2014 alle 08:00
Sono passati 22 anni dalla strage di Capaci e sulla verità dell’attentato a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro non è mai stata fatta chiarezza. Anzi, decenni di inchieste affidata alla procura di Caltanissetta si sono contraddistinte per superficialità, approssimazione e anche depistaggi e manomissioni. Come quelle accertate sui computer di Giovanni Falcone.
Oggi, alla vigilia della commemorazione che domani porterà a Palermo gli studenti di tutta Italia con le navi della legalità, la notizia è che i parenti di Giovanni Falcone hanno consegnato al procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari, un computer appartenuto al magistrato, scomparso subito dopo la strage, ritrovato e su cui è già stato accertato dal consulente Gioacchino Genchi una manomissione di dati.
La notizia è riportata sull’edizione di Repubblica di questa mattina e ripercorre i dettagli della inchiesta sulla strage caratterizzati da evidenti tentativi di depistaggi. La sorella di Falcone, Maria vorrebbe verificare che sul portatile, un Toshiba, siano conservati e quindi recuperati dagli esperti informatici del ministero della Giustizia, tracce del diario di Giovanni Falcone.
Il magistrato, secondo il racconto del quotidiano romano, aveva consegnato due pagine scritte, pochi mesi prima di morire, alla giornalista e amica, Liana Milella, in cui si annotava il clima velenoso alla Procura di Palermo, gli scontri con il procuratore capo, Piero Giammanco e la decisione di farsi trasferire alla direzione generale degli Affari penali del ministero di Grazia e Giustizia.